Gay Pride ad Alghero sarà solita provocazione

L'opinione del consigliere regionale Marcello Orrù

L’ appello rivolto qualche giorno fa da Sassari a Matteo Renzi dall’ex deputato Vladimiro Guadagno meglio noto ai più come Luxuria, nel corso della conferenza stampa di presentazione del Gay Pride di Alghero, è soltanto l’ultima di tante provocazioni e false accuse di omofobia lanciate dall’ex parlamentare contro chiunque esterni un’opinione differente rispetto al riconoscimento del matrimonio omosessuale e verso altre recriminazioni. Non è affatto omofobo chi ha il coraggio di esprimere la propria opinione e di difendere la famiglia tradizionale da continui attacchi da parte di una serie di gruppi ed organizzazioni: stiamo assistendo ad una vera e propria aggressione all’istituzione della famiglia che non era mai stata cosi massiccia come oggi.

Non credo di sbagliare se pronostico che il Gay Pride ad Alghero sarà la solita carnevalata che per tanti diverrà occasione per offendere platealmente il buongusto: ci saranno i soliti degradanti attacchi alla Chiesa, gli insulti e la messa in ridicolo dei simboli religiosi. I veri discriminati anche stavolta saranno gli altri cittadini che puntualmente subiscono ironie e attacchi e penalizzati saranno anche tutti quegli omosessuali che vivono liberamente la loro sessualità senza inutili ostentazioni e controproducenti sceneggiate. Perché chi ha una posizione differente deve essere accusato di omofobia? Dove starebbe allora la liberta di pensiero e di opinione? Ma l’aspetto più preoccupante è il manifesto ideologico – politico che questi gruppi propagano. Ecco perché è importante che i cittadini che la pensano diversamente abbiano il coraggio di schierarsi contro la legge cosidetta antiomofobia, una legge liberticida che processerebbe chiunque esterni una posizione contraria a quelle dei movimenti gay, contro il riconoscimento del matrimonio omosessuale e le proposte di adozione di figli da parte di coppie gay: è un documento politico che mira ad eliminare la famiglia tradizionale dal welfare del nostro Paese.

E Non dimentichiamoci che dietro ad una manifestazione come il Gay Pride c’è anche quel pericolosa e inaccettabile tentativo di fare entrare nelle scuole la cosiddetta ideologia gender , spesso all’insaputa dei genitori e, spesso, anche grazie a progetti finanziati da qualche comune, anche in Sardegna. Ed è cosi che con la scusa di abbattere le discriminazioni e di promuovere l’uguaglianza dei sessi, si cerca di negarli e si introduce la nozione di arbitrarietà dei generi. In tante scuole sono state introdotte lezioni di educazione all’ affettività dove si arriva ad affermare che ogni rappresentazione storica della differenza dei sessi è stata fondata su un pregiudizio e che il maschile e il femminile sono costruzioni sociali, storiche ed ideologiche da combattere. Tutto ciò è inaccettabile oltre a rappresentare un serissimo pericolo per l’educazione delle nuove generazioni. Un pericolo che non va affatto sottovalutato e intorno al quale occorre immediatamente che le famiglie e le istituzioni vigilino e tengano gli occhi aperti.

Chiederò formalmente alla Giunta Regionale che metta in campo ogni iniziativa utile ed opportuna per monitorare quanto sta accadendo nel mondo della scuola: è fondamentale che i genitori dei ragazzi siano informati e coinvolti nelle scelte riguardanti i programmi scolastici che verranno adottati nei rispettivi istituti. Campagne come quella gender nelle scuole spesso arrivano da quelle stesse lobby europee che mirano a seppellire le radici cristiane e la Tradizione dell’Europa. Ecco perché avanzano con sempre maggior forza le politiche contro la famiglia e a favore di quel pensiero unico contro cui si è scagliato di recente Papa Francesco: si tratta di politiche pericolose che rappresentano un tentativo di fare appiattire i popoli europei su scelte radicali non condivise dai cittadini. Il riconoscimento dei matrimoni omosessuali, le stesse politiche sull’identità di genere, le nuove leggi contro l’omofobia sono solo alcuni importanti esempi di un progetto più vasto che mira a demolire la famiglia.

Fortunatamente non ovunque è cosi:alcuni giorni fa un paese dell’Unione Europea, la Slovacchia, ha votato l’introduzione nella propria Costituzione di una tutela del matrimonio definito come ”l’unione di una donna e di un uomo”, escludendo così la futura possibilità di un eventuale riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso. E’ a quest’ Europa che occorre guardare: ecco perché ritengo inaccettabile che si trovino le risorse per finanziare manifestazioni ideologiche e faziose come i vari Gay Pride che pullulano in tutta Italia mentre allo stesso tempo non si trovano le risorse per finanziare l’estensione del bonus in busta paga alle famiglie numerose. L’appello che voglio rivolgere al premier Renzi è quello di guardare alla famiglia come motore della società e in quanto tale come istituzione che merita maggiori tutele sociali rispetto ad oggi : il governo dovrebbe avviare una nuova ed imponente politica familiare dove chi si sposa e ha figli venga premiato dallo Stato, anche economicamente. Occorre ribaltare quanto sta accadendo: vanno sostenute e non penalizzate le coppie che decidono di sposarsi formare una famiglia.

9 Giugno 2014