Fantasticheria sulla soluzione del problema delle immigrazioni

L'opinione di vittorio Guillot

Un poeta diceva: “S’io fossi foco arderei lo mondo”. Io, francamente, non arderei proprio niente, visto che fuoco e distruzione in questo mondaccio ce ne è già fin troppo. Cambierei, invece, una infinità di cose per rendere la Terra più pacifica e giusta. Purtroppo, poiché sono solo un tranquillo pensionato, non mi resta che fantasticare su come risolverei le crisi epocali che ci sconvolgono. Questa mia fantasticheria è aiutata dalla lettura dello Statuto delle Nazioni Unite, i cui articoli indicherò di seguito tra parentesi.

Intanto parto dalla lapalissiana constatazione che il mondo, ed in particolare l’Europa, il Mediterraneo, l’Africa ed il Medio Oriente allargato fino all’India ed al Bangladesh, è caratterizzato da una epocale ondata migratoria causata da guerre, dalla fame e dalla speranza, o illusione, di trovare altrove una sistemazione migliore che in patria. Per quanto riguarda l’Italia, noto anche che una gran parte dei migranti arriva dal mare e che i barconi con cui affrontano quei viaggi partono da stati retti da governi che abbiamo giuridicamente riconosciuto e che vi esercitano la loro sovranità. Con uno di essi, la Libia, la repubblica italiana ha recentemente concluso persino l’accordo per la missione ‘Ippocrate’, concernente l’invio di 300 militari e la installazione di un ospedale. Con gli altri Paesi ha da sempre normali rapporti diplomatici . Perché, allora, non potremmo concludere con loro anche delle Convenzioni (art.52) tese a regolamentare le immigrazioni, a stroncare l’attività degli ‘scafisti’, ad organizzare l’accoglienza di chi ha diritto a veder riconosciuta la qualifica di rifugiati e a bloccare i clandestini? Perché non trasferire a questa collaborazione ed al concordato controllo di porti e coste, gli uomini ed alla costituzione di civili ‘centri di raccolta’, parte dei quattrini impegnati per la ‘accoglienza’ in Italia ed i mezzi e le risorse finanziarie attualmente destinate alla operazione ‘Triton’, dannosa per noi e ingannevole e pericolosa per i migranti?

Ricordiamo che a questi Paesi, come al nostro, spetta l’attuazione reciproca della politica di ‘buon vicinato ‘ (art. 74) e, quindi, di collaborare per evitare che masse fuori controllo o, meglio, sotto lo stretto controllo della criminalità, tentino di entrare nei territori di altri stati, specificatamente dell’Italia, violando le norme internazionali e le nostre leggi sull’assistenza ai rifugiati, sulla immigrazione e tutte le disposizioni sulla ‘salvaguardia della vita umana in mare’. Nel caso che questi stati rifiutino questa collaborazione e, in pratica, si rendano complici degli schiavisti che speculano sulle miserie degli immigrati e ne organizzano la deportazione attuando, con ciò, una autentica aggressione che compromette la nostra sicurezza, perché il nostro governo non sottopone questo problema esistenziale (art 35,36, 37) al Consiglio di Sicurezza dell’ONU ?

Perché, in caso estremo, non chiede, sempre al Consiglio di Sicurezza, la applicazione delle misure coercitive (art.7,41,42) , quali l’interruzione delle relazioni sia economiche che diplomatiche e delle comunicazioni di ogni genere, fino ad arrivare al blocco navale? Si dirà: siamo troppo piccoli e deboli e nessuno, all’ONU, ci starebbe ad ascoltare. Ciò è vero fino ad un certo punto perché, malgrado la crisi economica, istituzionale e politica che attanaglia l’Italia, siamo sempre una delle maggiori potenze industriali del pianeta, abbiamo un ruolo importante nella UE e nella NATO, collaboriamo con l’ONU pagandole delle quote non indifferenti e partecipiamo ad una infinità di missioni umanitarie e militari.

Non è affatto detto, inoltre, che le nostre richieste legittime non siano sostenute da altri potenti stati, forse anche dagli USA, che hanno simili problemi. E poi, diciamocelo francamente ‘Chi si fa agnello, il lupo se lo mangia’. Non dimentichiamo neppure che l’assistenza ai rifugiati è un compito istituzionale della stessa ONU anche se, cosa che può far sospettare l’ ingerenza di ‘poteri occulti’ a cui a queste migrazioni di massa stanno più che bene, in questa crisi ha fatto la parte dell’assente assolutamente ingiustificata. All’ONU, comunque, l’Italia dovrebbe offrire la massima collaborazione ed offrire tutta l’accoglienza consentita dalle nostre risorse e dalle condizioni generali del nostro Paese.

Penso che nessuno mi chieda perché, per far fronte a questo problema , chiederei l’intervento dell’ONU e non quello della Unione Europea. A tutti, infatti, è chiaro che l’Europa non ha saputo costruire la propria unità politica per cui i suoi stati sanno muoversi solo ’ in ordine sparso‘ di fronte a queste ed ad altre difficoltà capitali. Non è affatto difficile scorgere che la questione
‘immigrazione’ è affrontata in modi diversi ed addirittura opposti. C’è chi alza muri e reticolati, chi li va a raccogliere addirittura sulla ‘quarta sponda’, chi si apre alla accoglienza ma fa, poi, una rapida marcia in dietro, c’è chi li chiude in qualche ghetto e chi li lascia circolare senza alcun controllo. La confusione in cui si dibatte l’Europa è, cioè , tanto grande e devastante che pensare ad un suo sostegno non è più una fantasia ma una farneticazione. D’altra parte è una farneticazione anche pensare che, di fronte a queste difficoltà, ce la ‘faremo da soli’. Non credo che, da soli, autarchicamente, potremmo neppure uscire dalla crisi economica considerato che in questo mondo sempre più globalizzato, è inevitabile entrare in competizione con le fortissime multinazionali e con superpotenze vecchie e nuove.

Tornando alla questione delle ‘migrazioni’ penso che, per evitare gli sconvolgimenti che le seguono ed al fine di creare le condizioni di stabilità e benessere nei paesi di origine, dovrebbe essere inevitabile proporre all’ONU di attuare una sorta di ‘Piano Marshall’, magari attraverso una apposita Conferenza, teso a sviluppare la cooperazione internazionale nel campo della cultura e dell’istruzione, della sanità, dello sviluppo economico e del rispetto dei diritti umani. (art.13,55,62). All’ONU affiderei anche il compito di vigilare sui governi degli stati soccorsi per accertare ed intervenire in modo che gli aiuti alle popolazioni vengano effettivamente indirizzati secondo le finalità previste e che i diritti umani vengano rispettati. (art.62 ,73) .

Certo, i tempi per arrivare ad ottenere dei concreti risultati non sarebbero brevi, ma c’è un ‘altro modo per tentare di assicurare a tanti esseri umani il diritto di crescere, lavorare e morire nella patria in cui sono nati?

Vittorio GUILLOT

Vittorio Guillot, 2 Ottobre 2016