Detenuto malato e in dialisi, i genitori: “Ma non si chiama Ligresti, resterà in cella”

Un ragazzo di 24 anni, detenuto del carcere di Regina Coeli a Roma, gravemente malato e sotto dialisi, ha affidato ai genitori un appello al ministro della giustizia Anna Maria Cancellieri, finita negli ultimi giorni al centro di furiose polemiche per la sua telefonata “solidale” con la detenuta Giulia Ligresti: “Quando ho sentito del caso di Giulia Ligresti e dell’intervento presso i Dap che ha risolto la sua detenzione facendole guadagnare gli arresti domiciliari – dice il padre del giovane detenuto al Corriere – mi sono chiesto: ma allora abbiamo sbagliato tutto? Tutti i nostri ricorsi dovevano andare al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria anziché al giudice competente? Oppure dovevamo rivolgerci anche noi al ministro Cancellieri?”. B.G., gravemente malato, durante la sua permanenza in cella ha perso 15 chili e – di fatto – non può neppure essere operato perché gravemente debilitato. La storia del 24enne non è isolata: sono centinaia i detenuti che versano in condizioni di salute talvolta serie. B.G viene ricoverato nel gennaio scorso: la sua vita è in pericolo da tempo, ma gli viene diagnosticata una grave insufficienza renale e dopo una settimana viene trasferito all’ospedale Sandro Pertini, sezione medicina protetta (la stessa dove venne ricoverato Stefano Cucchi).

La diagnosi parla chiaro: insufficienza renale cronica. Dopo tre mesi viene dimesso e – malgrado la sua patologia non potesse essere curata dal centro clinico del carcere di regina Coeli – il ragazzo viene riportato in cella. Qui nessuno gli consente di seguire la dieta prescritta dai medici e le conseguenze non tardano ad arrivare: in breve tempo B.G. perde 15 chili. Ad ottobre viene nuovamente ricoverato: i sanitari del Pertini contestano “un quadro clinico caratterizzato da nausea, vomito, astenia e dimagrimento insorti da alcuni mesi”. Il 24enne pesa solo 63 chili, contro gli 83 di quando era stato arrestato. Non basta, evidentemente: qualche giorno fa, dimesso dall’Ospedale, viene nuovamente riportato in cella, “dove di nuovo non potrà essere assistito come la sua patologia richiede” spiega il padre. Che ricorda: “Abbiamo presentato istanza di scarcerazione per incompatibilità carceraria per gravi motivi di salute: la nostra richiesta è stata rigettata con la motivazione del pericolo di fuga. Ma dove può fuggire un ragazzo che non sta in piedi e che deve sottoporsi a dialisi in continuazione?”.

“Se nostro figlio – conclude il padre – avesse avuto un’adeguata assistenza sanitaria all’insorgere dei primi sintomi, la sua patologia – in origine banale – non sarebbe degenerata. Due anni senza adeguate cure lo hanno distrutto, ridotto a uno scheletro. E adesso, gli arresti domiciliari alla Ligresti, causa eccessivo dimagrimento e prostrazione psicologica… Ma allora, da chi bisogna farsi raccomandare per salvare il nostro ragazzo?”

Tratto da www.fanpage.it ©

5 Novembre 2013