Criticano Papa Francesco: Radio Maria licenzia due giornalisti

“Questo Papa non ci piace”. Un titolo che quasi non ha bisogno di spiegazioni quello firmato mercoledì 9 ottobre su “Il Foglio”, Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, due giornalisti cattolici conosciuti anche per le loro perplessità sul Concilio Vaticano II, e conduttori su Radio Maria. Quel titolo, quel pezzo, non è piaciuto al direttore dell’emittente religiosa, padre Livio Fanzaga, che li ha licenziati. La storia è raccontata oggi dai due protagonisti direttamente sul Foglio. “Padre Livio ritiene che non si possa essere conduttori di Radio Maria e contemporaneamente esprimere critiche sul Papa”, raccontano in una lettera inviata a Giuliano Ferrara. E aggiungono: “L’atto compiuto nei nostri confronti risulta abbastanza raro sia nella sostanza sia nel metodo, colpendo opinioni espresse su un’altra testata”. Gnocchi e Palmaro dicono di non avercela con Padre Livio, ma non nascondono la loro delusione per aver avuto la sola colpa di esprimere un’opinione dicono “discutibile ma di certo legittima”.

Ma cosa c’era scritto nell’articolo “Questo Papa non ci piace”, che è costato il posto ai due giornalisti? Innanzitutto Gnocchi e Palmaro puntano il dito contro l’atteggiamento di Papa Francesco. Quei gesti che tanto piacciono alla gente, ma anche ai media. Vedi il recente viaggio di Bergoglio ad Assisi:

“Quanto sia costata l’imponente esibizione di povertà di cui papa Francesco è stato protagonista il 4 ottobre ad Assisi non è dato sapere. Certo che, in tempi in cui va così di moda la semplificazione, viene da dire che la storica giornata abbia avuto ben poco di francescano. Una partitura ben scritta e ben interpretata, se si vuole, ma priva del quid che ha reso unico lo spirito di Francesco, il santo: la sorpresa che spiazza il mondo. Francesco, il papa, che abbraccia i malati, che si stringe alla folla, che fa la battuta, che parla a braccio, che sale sulla Panda, che molla i cardinali a pranzo con le autorità per andare al desco dei poveri era quanto di più scontato ci si potesse attendere, ed è puntualmente avvenuto. Naturalmente con gran concorso di stampa cattolica e paracattolica a esaltare l’umiltà del gesto tirando un sospirone di sollievo perché, questa volta, il papa ha parlato dell’incontro con Cristo. E di quella laica a dire che, adesso sì, la Chiesa si mette al passo con i tempi. Tutta roba buona per il titolista di medio calibro che vuole chiudere in fretta il giornale e domani si vedrà. Non c’è stata neanche la sorpresa del gesto clamoroso. Ma, anche questa, sarebbe stata ben povera cosa”.

I due giornalisti prendono di mira anche l’intervista rilasciata da Papa Francesco a Eugenio Scalfari a Repubblica. Secondo Gnocchi e Palmari, Bergoglio avrebbe espresso concetti contrastanti con quanto sostenuto da altri pontefici nel passato:

Quando, per esempio, papa Francesco dice a Scalfari che “il proselitismo è una solenne sciocchezza”, il “normalista” subito spiega che si sta parlando del proselitismo aggressivo delle sette sudamericane. Purtroppo, nell’intervista, Bergoglio dice a Scalfari: “Non voglio convertirla”. Ne scende che, nell’interpretazione autentica, quando si definisce “solenne sciocchezza” il proselitismo, si intende il lavoro fatto dalla Chiesa per convertire le anime al cattolicesimo.

Criticate anche le le parole di Francesco su aborto e assoluzione dal peccato nell’intervista a Civiltà Cattolica:

“L’aspetto inquietante del pensiero sotteso a tali affermazioni è l’idea di un’alternativa insanabile fra rigore dottrinale e misericordia: se c’è uno, non può esservi l’altra. Ma la Chiesa, da sempre, insegna e vive esattamente il contrario. Sono la percezione del peccato e il pentimento di averlo commesso, insieme al proposito di evitarlo in futuro, che rendono possibile il perdono di Dio. Gesù salva l’adultera dalla lapidazione, la assolve, ma la congeda dicendo: “Va, e non peccare più”. Non le dice: “Va, e sta tranquilla che la mia Chiesa non eserciterà alcuna ingerenza spirituale nella tua vita personale”.

E non può mancare la critica contro i mass media:

“La comunicazione di massa ha finito per sostituire definitivamente l’aspetto formale a quello sostanziale, l’apparenza alla verità […] Da questo punto di vista, sembra che papa Francesco sia stato fatto per i massmedia e che i massmedia siano stati fatti per papa Francesco. Basta citare il solo esempio dell’uomo vestito di bianco che scende la scaletta dell’aereo portando una sdrucita borsa di cuoio nera”.

L’ultima parte del pezzo è stronca in maniera risoluta Papa Francesco:

“Prima o poi ci si dovrà pur risvegliare dal grande sonno massmediatico e tornare a misurarsi con la realtà. E bisognerà anche imparare l’umiltà vera, che consiste nel sottomettersi a Qualcuno di più grande, che si manifesta attraverso leggi immutabili persino dal Vicario di Cristo. E bisognerà ritrovare il coraggio di dire che un cattolico può solo sentirsi smarrito davanti a un dialogo in cui ognuno, in omaggio alla pretesa autonomia della coscienza, venga incitato a proseguire verso una sua personale visione del bene e del male. Perché Cristo non può essere un’opzione tra le tante. Almeno per il suo Vicario”.

Tratto da www.fanpage.it ©

11 Ottobre 2013