Cinghiali, riparte la campagna di cattura e abbattimento

Entro fine estate pronte le autorizzazioni sanitarie che consentiranno l’avvio operativo del nuovo piano triennale di contenimento della popolazione del cinghiale nell’area di Porto Conte.

Importante e fruttuoso l’incontro operativo tenutosi a Cagliari nei giorni scorsi tra il Parco e lo staff tecnico dell’assessorato regionale alla Sanità. A ottobre ripartirà la campagna di catture e abbattimenti dei cinghiali e la carne verrà inserita tra i prodotti certificati dell’area parco. Da specie invasiva a risorsa che produce reddito e immagine. Entro settembre arriveranno le tanto attese autorizzazioni sanitarie necessarie all’avvio operativo del nuovo piano triennale di contenimento della popolazione del cinghiale nell’area del Parco di Porto Conte. Lo ha garantito lo staff tecnico dell’Assessorato regionale alla Sanità alla dirigenza dell’Ente Parco che finalmente dopo circa un anno di attesa ha ottenuto nei giorni scorsi a Cagliari le risposte attese, grazie ad un incontro tecnico operativo finalizzato a rimuovere le criticità e quindi lavorare per il decollo del nuovo piano di controllo.

Ma non è tutto, il Parco di Porto Conte è andato oltre concordando sia con l’Assessorato regionale alla Sanità che con quello della Difesa dell’Ambiente, per superare qualsiasi ulteriore difficoltà burocratica di ordine sanitario, la realizzazione in proprio di un piccolo impianto polivalente di macellazione della fauna selvatica (oggi assente in Sardegna) che consentirà all’Ente di lavorare le carni direttamente in loco e aprendo la strada a quella filiera produttiva tanto auspicata ossia: la carne di cinghiale entrerà a far parte di quei prodotti del Parco certificato dal Marchio delle aree protette. E contestualmente consentirà al Parco di produrre economia e reddito da una risorsa faunistica che oggi sta creando molti danni. Il nuovo piano triennale predisposto dallo scorso anno, presto operativo con le autorizzazioni sanitarie che arriveranno entro settembre, contiene diversi elementi di novità tra cui un coinvolgimento molto più attivo dei coadiutori della fauna selvatica recentemente formati e qualificati dall’Ente Parco e dei privati proprietari dei poderi, che saranno chiamati in alcuni periodi a gestire anche le catture con gabbia all’interno dei terreni, qualora ne facciano richiesta. Una risposta decisamente forte ai disagi manifestati dagli abitanti di Maristella e delle altre zone appoderate e che era già stata comunicata ai residenti in diversi incontri, ultimo quello pubblico nella borgata di Fertilia. Grazie al coinvolgimento della Provincia di Sassari e degli altri Enti preposti, la volontà è quella di agire efficacemente anche su altre specie invasive come la cornacchia e il daino. Per quest’ultima specie il percorso è più articolato in quanto sarà necessario che si esprima il consiglio regionale per inserire questo ungulato tra le specie cacciabili, ma l’iter è già stato avviato.

Al momento infatti, la Regione Sardegna è tra le pochissime regioni che ancora non ha eseguito questa modifica alla normativa sulla caccia. Non appena il piano sarà operativo l’Ente Parco chiederà la collaborazione dei comitati di borgata e delle associazioni degli agricoltori al fine di perfezionare le azioni di cattura nelle aree appoderate più sensibili e più danneggiate dagli animali. Sarà infatti necessaria la disponibilità degli agricoltori affinché possano essere installate le gabbie di cattura. “Speriamo che con questo piano arrivino concretamente quei risultati al quale l’Ente Parco sta lavorando dal 2008 e che la popolazione residente nell’agro attende – commenta il presidente del Parco Stefano Lubrano – solo rimuovendo queste criticità la gente dell’agro probabilmente si avvicinerà con maggiore convinzione al Parco vedendone il  potenziale di sviluppo non solo in termini di economia turistica, ma anche di gestione delle risorse naturali. Ci piace comunque sottolineare ancora una volta che dal 2008 ad oggi il Parco ha eliminato oltre un migliaio di cinghiali che a quest’ora sarebbero il triplo senza la gestione dell’area protetta ed inoltre occorre sempre ricordare come evidenziato dal tavolo regionale che il problema cinghiale riguarda drammaticamente l’intera regione Sardegna e non solamente l’area di Porto Conte”.

Riguardo poi l’iniziativa avviata dal Comitato rinascita della bonifica per la riperimetrazione dell’area parco: “Se dovesse avverarsi una tale ipotesi assolutamente impercorribile oltre che per ragioni normative anche per altre squisitamente ecologiche, si arriverebbe a trasformare un parco naturale in un giardino pubblico e il problema della gestione della fauna selvatica sarebbe ancora più difficoltosa. Si ricorda infatti che anche senza il Parco tutta l’area di Porto Conte è divisa tra vari istituti di salvaguardia tra cui Sito di interesse comunitario, Zona di protezione speciale e Oasi di protezione faunistica provinciale e quindi non si potrebbe comunque cacciare né a Punta Giglio né tanto meno in altre zone. Meglio quindi la presenza di ente gestore come un Parco che rappresenta il solo Ente pubblico in grado di poter dare quelle risposte auspicate dai residenti e per le quali l’Ente stesso chiede atteggiamenti costruttivi e di collaborazione per raggiungere un obiettivo condiviso”.

red, 27 Giugno 2014