Alghero, l’assemblea che spacca la città: cittadini in piazza contro l’occupazione abusiva di suolo pubblico
Durante l'assemblea in piazza Sventramento, cittadini e attivisti puntano il dito contro le presunte illegalità

Una piazza restituita, un dibattito acceso e una denuncia che scuote l’amministrazione comunale. Domenica 17 agosto, Piazza Sventramento è stata teatro di un’assemblea pubblica convocata dalla Collettiva Dignitat e dal Collettivo Alghero Antifascista, trasformandosi in un luogo di confronto e protesta contro quella che gli attivisti definiscono “l’espropriazione privatistica dello spazio pubblico”.
La protesta è iniziata con un gesto simbolico ma potente: un picnic urbano in Piazza Sventramento, uno spazio che, secondo gli organizzatori, “è stato di fatto consegnato agli interessi privati”. L’atmosfera dell’assemblea era tesa, come raccontano i partecipanti, che si sono sentiti “come seduti nella sala di un ristorante”, la cui area pubblica sarebbe stata sottratta.
La situazione è degenerata durante l’intervento di una cittadina che stava denunciando l’assenza di autorizzazioni per alcuni tavolini posti su suolo pubblico. Un collaboratore dell’azienda che gestisce l’area è intervenuto più volte, “con atteggiamento aggressivo e ostile, cercando di zittire e intimidire chi prendeva la parola” – raccontano gli organizzatori.
Gli organizzatori hanno denunciato il comportamento come “grave e inaccettabile”, vedendolo come la prova di quanto “alcuni interessi privati si sentano ormai legittimati ad agire al di sopra delle regole, protetti da una rete di silenzi e complicità istituzionale”.
La vicenda di Piazza Sventramento non sarebbe un caso isolato. I manifestanti hanno puntato il dito contro chi, a loro dire, con “la medesima arroganza”, avrebbe occupato il Forte della Maddalenetta, un bene storico pubblico “sequestrato dall’economia malata che domina la nostra città”. Secondo gli attivisti, anche in questo caso, l’impunità sarebbe stata “garantita da una connivenza amministrativa evidente”.
Gli attivisti hanno definito questa “impunità reiterata” come “uno schiaffo alla città e ai suoi abitanti”, sintomo di un potere privato che si espande grazie alla “debolezza o alla complicità delle istituzioni locali”.
L’assemblea non si è fatta intimidire. Ha proseguito il confronto con fermezza, in un clima di “solidarietà, determinazione e resistenza”. Gli organizzatori hanno espresso piena solidarietà alla cittadina interrotta e hanno denunciato pubblicamente l’arroganza di chi “si comporta come se la piazza fosse proprietà privata”.
L’attenzione si è spostata sulla mancanza di trasparenza da parte del Comune. Gli attivisti hanno sollevato una domanda cruciale: “Come è possibile che nell’Albo Pretorio del Comune di Alghero non risultino pubblicate le autorizzazioni per molti dei tavolini che invadono quotidianamente lo spazio pubblico?”.
Se le autorizzazioni esistono, ne pretendono la pubblicazione immediata. In caso contrario, l’amministrazione, che “distribuisce fioriere e si affanna ogni giorno a vendere propaganda sui social, sarebbe complice dell’abusivismo”. La conclusione è chiara e non lascia spazio a dubbi: “Lo diciamo chiaramente: torneremo in piazza, e non da soli, per chiederne l’immediata rimozione. Perché Alghero è di tutte e tutti, non proprietà di pochi.”