Sanità sarda nel baratro: dopo il “no” della Consulta l’ombra del commissariamento romano
L'allarme di Marco Tedde: «Aziende paralizzate da logiche di potere. La Giunta ripristini la legalità o sarà lo Stato a dover intervenire».
Il verdetto della Corte Costituzionale sulla sanità sarda piomba come un macigno sugli equilibri della Regione, innescando una durissima offensiva politica da parte dell’opposizione. Al centro del dibattito ci sono le norme sulla governance volute dalla presidente Alessandra Todde, recentemente cassate dalla Consulta. Un atto che, secondo il consigliere nazionale di Forza Italia Marco Tedde, certifica un crollo politico totale e privo di scuse.
L’esponente azzurro non usa mezzi termini e definisce l’operato della Giunta come una precisa strategia volta alla creazione di un vero e proprio “poltronificio”. Secondo Tedde, lo strumento legislativo ora dichiarato illegittimo sarebbe servito unicamente a commissariare le Asl e a rimuovere i vertici amministrativi e sanitari, sostituendoli con logiche di spartizione legate agli equilibri del campo largo tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Il risultato di questa manovra, a detta del consigliere, non è stato un miglioramento dei servizi, ma un profondo caos gestionale che ha paralizzato le aziende sanitarie, lasciando i sardi senza risposte concrete sul fronte della salute.
Il rischio ora è che l’instabilità prodotta dalla bocciatura della Consulta porti a conseguenze ancora più gravi. Tedde avverte infatti che la Sardegna si trova ora esposta al possibile esercizio dei poteri sostitutivi da parte dello Stato, con lo spettro di un commissariamento deciso direttamente dal Consiglio dei ministri. Per l’esponente di Forza Italia, la presidente Todde non ha più alibi e deve immediatamente invertire la rotta per evitare che il sistema collassi definitivamente sotto il peso di quella che definisce una “improvvisazione normativa”.
La soluzione prospettata dall’opposizione è il ripristino immediato della legalità attraverso la riconferma dei direttori generali che erano stati illegittimamente esclusi. Marco Tedde sottolinea come la sanità abbia urgente bisogno di guide stabili e competenti, lontane dai regolamenti di conti interni alla maggioranza. Ogni ulteriore esitazione nel rinominare dirigenti legittimati verrebbe considerata un accanimento politico e una grave mancanza di rispetto verso i cittadini, in un momento in cui la sanità regionale non può più permettersi di essere utilizzata come terreno di propaganda o merce di scambio.

















