Processione del Venerdì Santo, le lamentele di un cittadino

Sull'evento appena trascorso riportiamo l'intervento di un algherese doc, Giancarlo Ballone. «Dopo tanto indugiare nello scrivere questa lettera ho deciso di espormi pur sapendo a cosa andrò incontro...comunque vada spero che la mia gente capisca il mio pensiero».

La Settimana Santa, antecedente la Resurrezione di Cristo a partire dalla Domenica delle Palme, è giunta anche quest’anno in perfetta linea meteorologica, frizzante e senza pioggia. Dal 30 marzo al 6 aprile nell’antico Borgo del Centro Storico cittadino si sono svolti i riti ecclesiastici in Cattedrale e nelle strade oltre la città murata le suggestive processioni che ripropongono la passione, la crocifissione di Gesù Cristo: in uno scenario di vera fede le religiose che, avvolte in abiti scuri, recitano con voce sommessa le omelie per la Madonna addolorata e per Cristo Gesù. Un immenso numero di fedeli oranti nel percorrere fra due ali di folla in paziente attesa della interminabile processione lungo l’itinerario prestabilito, a lambire gran parte delle chiese cittadine. Nella giornata domenicale altrettanto immensa la partecipazione dei fedeli per l’incontro della Madonna con il Cristo risorto in un clima di grande festa.

Sull’evento appena trascorso riportiamo l’intervento di un Algherese doc, Giancarlo Ballone:

Dopo tanto indugiare nello scrivere questa lettera ho deciso di espormi pur sapendo a cosa andrò incontro. Mi riferisco ai giudizi negativi che ci saranno di sicuro, ma comunque vada spero che la mia gente capisca il mio pensiero. Pongo il problema delle nostre tradizioni, usi, costumi e lingua ad Alghero. Ho seguito come ogni anno la Setmana Santa e sono sempre più sconsolato. Come per i miei genitori, i nonni, e tutti gli avi che li hanno preceduti, la processione era un momento di riflessione, di preghiera in silenzio, nell’intimità della loro fede. Le donne, vestite sobriamente, pregavano sfilando con i farols (lumi di candele) in mano al seguito delle figure sacre dei Santi. Tutto questo negli ultimi vent’anni è stato sconvolto, dal folclore e dagli affari. Il Bisbe (Vescovo), i sacerdoti, le confraternite, non si pongono questo problema? Ogni anno, il venerdì Santo, il giorno del Desclavament (Discendimento), aspettavo un vecchio coro composto da persone anziane che cantavano in algherese dalle scale d’ingresso della residenza del Bisbe, “non di sua proprietà”, al passaggio della processione. Erano canti a noi molto cari – come il Passe Gesù Crist, dalle voci morbide e tenui- che di fronte al bressol (culla) fermo davanti alla Curia assumevano un significato di profonda interiorità spirituale. Ebbene, il Vescovo non ha permesso questo momento rituale. In cambio, altri cori, all’esterno dell’edifìcio, provenienti da altri paesi con tradizioni e costumi e lingue diverse hanno spezzato quel solenne silenzio che nel raccoglimento della preghiera c’è in tutta la processione.

Insisto. Perché i preti non si pongono il problema di una violenza che viene arrecata alle nostre tradizioni e alla nostra cultura? Forse perché loro non sono algheresi e hanno voluto imporre, senza riguardo e rispetto, pezzi di altre tradizioni sia agli stessi algheresi che a tutti coloro che non lo sono, ma che si sentono parte integrante della nostra comunità. Sono stupito della confraternita della Misericordia che non reagisce allo stravolgimento con i canti in Cattedrale in sardo. Di canti sacri noi abbiamo l’Ave Maria in algherese. Abbiamo anche il nostro Coro Polifonico. Perché questa forma di razzismo nei confronti della mia gente? I canti sardi vanno bene e mi piace ascoltarli, ma in altri contesti: non nei nostri antichi riti religiosi. Mi piacerebbe sapere se gli abitanti di Iglesias o Castelsardo accetterebbero l’intrusione di altri canti, ad esempio quelli algheresi, nelle loro tradizioni religiose. Penso proprio di no. Anche alla Sartiglia, per esempio, non partecipano cavalieri di comuni diversi da quello di Oristano. Termino chiedendo al Bisbe, agli altri sacerdoti e alla confraternita di avere più sensibilità e rispetto per ciò che i nostri padri ci hanno dato in eredità.

P.S.: Noi abbiamo un indelebile ricordo di Monsignor Ciucchini. Vorremmo che anche il nostro Bisbe attuale entrasse nei nostri cuori per la vicinanza verso i sentimenti religiosi legati alle nostre tradizioni.

Redazione, 8 Aprile 2015