L’Europa e le crisi del Medio Oriente

L'opinione di Vittorio Guillot

Recentemente è iniziato il semestre di presidenza della Unione Europea da parte del nostro premier Matteo Renzi. Non voglio affrontare le dibattutissime questioni riguardanti la crisi economica e finanzia che ci attanaglia. Voglio, piuttosto, mettere in evidenza la nullità internazionale della Unione Europea, che si manifesta ripetutamente soprattutto nei confronti degli sconvolgimenti del mondo arabo. Basti pensare che riguardo alla Siria gli europei si sono divisi tra chi avrebbe voluto appoggiare Assad e chi, invece, i ribelli. Così Assad è stato sostenuto da Russia e Iran , i ribelli integralisti da Arabia e Qatar mentre i moderati, che non hanno ricevuto dall’Europa il necessario sostegno politico ,diplomatico, finanziario e, tanto meno, quello militare, sono scomparsi dalla ribalta. A questo punto è pensabile che, comunque finisca la terribile carneficina, la Siria o resterà in mano del despota o cadrà in mano dei fondamentalisti, entrambi ferocemente ostili all’Europa. Neppure in Egitto la UE ha saputo sostenere una svolta autenticamente democratica e riformatrice. In Irak, poi, l’occidente, con in testa gli U.S.A., ha scatenato una guerra assolutamente ingiustificata contro Saddam e per il petrolio. Purtroppo non ci si è neppure assicurati che il vuoto di potere conseguente alla caduta del dittatore fosse colmato da un solido governo che rispondesse alla complessa situazione di quel popolo. In pratica l’Irak è stato lasciato in balia delle lotte fra fazioni tribali e religiose e così anche lì rischiano di prevalere gli integralisti più ostili a noi e fortemente foraggiati dai ricchi Paesi di quella area. In Libia si è ripetuto lo stesso copione . Abbattuto ed ucciso Gheddafi per ragioni niente affatto chiare, quel Paese è stato mollato allo sbando e alle lotte fra fazioni, con la conseguenza che si assiste allo spadroneggiare delle bande più equipaggiate e a noi nemiche. Anche per quanto riguarda le migrazioni dal nord Africa c’è da segnalare la assoluta mancanza di impegno della Unione Europea. Sembra che solo oggi si stia tardivamente e fumosamente studiando una comune strategia di fronte a questo fenomeno, il cui peso finora è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dell’Italia. In proposito direi che l’operazione Mare Nostrum, estremamente costosa, si è mostrata fallimentare. Infatti ha incoraggiato l’incremento delle partenze verso le nostre coste. Così è aumentato vertiginosamente il numero dei morti e dispersi in mare, si sono create delle situazioni ingestibili dai comuni e dai centri di raccolta, si sono arricchiti gli scafisti, è aumentato il numero dei clandestini di cui si ignora tutto. Si ignora, per esempio, se vengano da noi per sfuggire a situazioni di miseria e persecuzione o per costituire cellule terroristiche. Si ignora quanti di loro vengano sfruttati col lavoro nero e quanti vengano arruolati dalla malavita . Si ignora se tra loro vi siano dei portatori di malattie infettive e epidemiche. Considerato tutto ciò non sarebbe più logico che l’Europa , pur collaborando pienamente con l’ O.N.U., pretendesse che tale Organizzazione, nel rispetto della sua stessa Carta, desse ai profughi la necessaria assistenza nei Paesi del nord Africa, valutasse le condizioni di chi richiede asilo e li indirizzasse nei diversi stati idonei a riceverli? Non è altrettanto ovvio che l’Unione Europea, ai sensi della Convenzione del Diritto del Mare e per iniziativa del nostro governo , chiedesse l’avvio di un arbitrato internazionale obbligatorio per risolvere la controversia tra Italia e india per la vicenda dei due sottufficiali laggiù illegittimamente trattenuti? E’ ovvio che simili richieste dovrebbero essere avanzate con determinazione e forza, ma l’Europa non ha né l’una né l’altra perché non è uno stato federale. Forse non è neppure una vera confederazione. Così, fortemente divisa al suo interno, rischia di essere travolta da avvenimenti epocali che non sa gestire. Di conseguenza o noi europei troviamo una unità politica ad un tempo superiore agli stati e che integri e non mortifichi le diversità dei nostri popoli, o siamo destinati al fallimento ed alla subalternità rispetto alle nuove potenze che si affacciano sulla scena mondiale, comprese quelle islamiche.

Vittorio Guillot, 11 Luglio 2014