Tornano i delfini in Sardegna

Un branco di circa 70 esemplari di Delphinus delphis (delfino comune)è stato avvistato lo scorso 17 agosto durante un’escursione di whale watching dell’Orso Diving di Poltu Quatu che, come di consueto, aveva a bordo anche i ricercatori del DIPNET – Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio dell’Università di Sassari. Il delfino comune, a dispetto del suo nome, è considerato ‘minacciato di estinzione’ dalla lista rossa IUCN (International Union for Conservation of Nature) in quanto specie ormai in declino nel Mediterraneo. Il gruppo di delfini comuni avvistato poco lontano dalle coste galluresi è ancora più numeroso di quelli già segnalati negli scorsi anni durante le campagne congiunte svolte dal DIPNET con altri gruppi di ricerca (Medicina Veterinaria di Sassari e Fondazione CIMA). La composizione del gruppo con diversi cuccioli, anche neonati, rende l’area di studio del DIPNET (Canyon di Caprera e Mar Tirreno Centrale) ancora più importante per la conservazione dei cetacei nel Mediterraneo. Il valore dell’area è confermato anche dai numerosi avvistamenti di interi gruppi familiari di capodoglio (femmine, cuccioli e giovani) e di numerosi gruppi di balenottere effettuati questa estate dal DIPNET, in collaborazione con Orso Diving. Lo stesso giorno i ricercatori, insieme ai turisti, hanno osservato, oltre a balenottere e un capodoglio, anche un cucciolo di stenella striata nato da pochi istanti e sorretto dalla madre nei primi attimi di vita all’interno del gruppo sociale.

Dopo aver raccolto i dati fondamentali per la ricerca, la barca si è allontanata immediatamente per lasciare il cucciolo indisturbato alle cure della madre. La stenella striata è una specie di delfino che ha subito una drammatica moria durante lo scorso inverno, con più di 100 spiaggiamenti in pochi mesi proprio nel Tirreno. Durante i 4 anni del progetto di ricerca del DIPNET sono state avvistate al largo delle coste galluresi ben 7 delle 8 specie di cetacei presenti nel Mediterraneo a cui si aggiunge anche il primo avvistamento nel Mediterraneo di un rarissimo mesoplodonte di Sowerby. Per il successo del progetto sviluppato da Renata Manconi (responsabile scientifico) e Luca Bittau (dottorando di ricerca) è stata fondamentale la collaborazione e l’entusiasmo di studenti (post-laurea, tesisti, tirocinanti, volontari) appassionati di biologia marina dell’Università di Sassari e di diversi atenei della penisola. Sono presenti Elena Fontanesi dell’Università di Bologna e Mattia Leone dell’Università di Genova grazie al supporto logistico del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena. RAI EDUCATIONAL ha dedicato un servizio televisivo a questa ricerca in cui l’attività degli studenti ha un ruolo chiave per la formazione di nuove figure professionali. Anche la collaborazione attiva con parchi e aziende private è stata fondamentale per il successo del progetto. L’azienda Orso Diving effettua regolarmente escursioni di whale watching in cui vengono sistematicamente ospitati ricercatori dell’Università di Sassari.

Il whale watching è una forma di turismo alternativo a quello costiero che, se praticata con le giuste norme e codici di condotta, è sostenibile e consente nuovi sbocchi occupazionali e una potenzialità per attività di sensibilizzazione ed educazione ambientale. Il progetto di ricerca sui cetacei pelagici dell’Università di Sassari è in corso dal 2009 in collaborazione con l’azienda di whale watching e con il supporto finanziario del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena. Recentemente lo studio ha ottenuto il patrocinio del Comune di Arzachena, che sta promuovendo iniziative a tutela dei cetacei nell’ambito della carta di partenariato del Santuario Pelagos. Sul territorio del comune gallurese insiste infatti il confine geografico sud-orientale (Capo Ferro) del Pelagos per la protezione dei mammiferi marini del Mediterraneo. L’area di studio del DIPNET in realtà si estende anche al di fuori del Santuario e i dati preliminari dimostrano che i confini che l’uomo attribuisce alle aree protette possono essere ridisegnati per una migliore tutela delle biorisorse marine rappresentate dai cetacei.

22 Agosto 2013