Stop al phubbing: parte in Australia la campagna contro i “tossici da smartphone”

Victoria Beckham, Jay-Z o addirittura Elton John, sono solo alcuni dei vip che su Twitter sono stati etichettati come instancabili phubber. La parola, coniata proprio per indicare chi snobba le conversazioni “reali” per concentrarsi sul proprio dispositivo mobile, rappresenta un comportamento sempre più diffuso e fastidioso, al punto di aver spinto un gruppo di australiani a dar vita alla campagna Stop Phubbing. L’obiettivo è semplice quanto efficace: prendere per i fondelli tutti i “tossici da cellulare” che non riescono a staccarsene nemmeno mentre sono in dolce compagnia.

Un’abitudine che non risparmia nessuno, dagli adolescenti, ai professionisti, ai politici capaci di twittare e messaggiare persino durante i talk show. Il galateo 2.0 parla chiaro: nei momenti di convivialità sociale, sarebbe opportuno lasciar perdere lo smartphone e concentrarsi sulla compagnia o quanto meno sulla buona creanza. Per gli esperti non è solo cattiva educazione, ma un fenomeno d’involuzione sociale. Si rischia di creare una nuova progenie di tecno-misantropi: iper connessi ma in realtà isolati in un microcosmo fatto di bit, blog, tweet e chat.

Secondo sondaggio condotto dalla McCann Truth Central per il Sunday Times, un terzo della percentuale degli inglesi intervistati si definisce un phubber: il 27% ha ammesso di rispondere al telefono durante una conversazione “reale” ed il 16% di controllare i social network più di dieci volte al giorno. Uno scenario inquietante al punto che sugli stessi social network compaiono gruppi di boicottaggio che invitano a riappropriarsi di cose genuine come una stretta di mano al posto di un “like”, una cena tra amici invece di un “forum”, un bacio vero al posto di digitare “kiss” e “smack”. Sembrerremo meno figli del nostro tempo, ma saremo più uomini e, di sicuro, più educati.

Tratto da www.fanpage.it ©

7 Agosto 2013