On. Solinas sulle servitù militari: “La Sardegna ha già dato”

E' ora di restituire all'uso pubblico i territori per troppi anni sottratti alle comunità; che i rapporti con lo Stato debbano essere improntati ad una relazione “tra pari” e non tra sovraordinati e subordinati

L’On. Antonio Solinas, Presidente della IV Commissione del Consiglio Regionale che si occupa del governo del territorio e dell’ambiente, in riferimento alle problematiche delle servitù militari in Sardegna, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni. “I recenti accadimenti degli scorsi giorni, in tema di servitù militari, stanno offrendo alla società sarda una straordinaria occasione di riaprire sull’argomento un dibattito serio e approfondito; auspicabilmente privo di speculazioni e strumentalizzazioni (come invece sta purtroppo accadendo in queste ore da chi, solo adesso pare accorgersi che esiste un problema). Non mi dilungo sui costi, diretti ed indiretti, che in questi decenni la Sardegna ed i sardi hanno dovuto pagare alla cessione di sovranità sopra ampie aree del proprio territorio; in proporzioni peraltro non paragonabili a quanto accaduto in altre regioni del nostro Paese. E’ invece opportuno riflettere su quale futuro possa avere, in un momento storico come questo, uno strumento come quello della servitù militare; e quale qualità debba possedere il rapporto tra Stato e Regione (a statuto ordinario o speciale che sia), in particolar modo su questioni che toccano particolarmente le “corde” dei cittadini, come la tutela e la salvaguardia del territorio e dell’ambiente. Leggendo, in questi giorni, i commenti, non tanto degli analisti quanto dei cittadini comuni, sulla vicenda di Capo Frasca, mi è venuta subito in mente, per associazione d’idea, la vicenda del progetto Eleonora, con la cittadinanza che insorse (e tiene ancora ben alta la guardia) di fronte a quelle che venne, e viene sentita, come una grave minaccia portata al proprio territorio, ai propri progetti di sviluppo, alla qualità della vita di ciascun cittadino residente. Un attacco, in sostanza, alla sovranità, intesa come la possibilità di dire la propria su tutti i temi che ci riguardino direttamente. Fino al limite di poter mettere una sorta di insuperabile “diritto di veto” su questioni di tale rilevanza. Questi sono i sentimenti che si percepiscono con nettezza, da parte dei sardi, di fronte ad un istituto, quello della Servitù, sentito come anacronistico, e visto con palese ostilità in particolare al verificarsi di fatti come quelli dell’incendio di Capo Frasca; vicenda nella quale le autorità militari hanno interloquito con quelle locali (anche con la Regione) con modalità assolutamente intollerabili, tali da esigere, con immediatezza, la messa in discussione di qualunque tipo di intesa sulla base delle quali le esercitazioni sono state fino ad ora realizzate su significative porzioni d’isola sottratte al pubblico utilizzo. Analoga è la vicenda del Lago Omodeo, dove, in punta di diritto, non si può parlare di servitù; ma nei fatti essa è costituita, nonostante la netta avversione delle amministrazioni comunali interessate, che evidenziano quanto possa stridere un utilizzo come quello previsto dalle esercitazioni di tiro programmate con i progetti di sviluppo messi in campo in questi anni, molti dei quali finanziati dalla Regione.  Ed allora io credo che si sia di fronte ad un punto di non ritorno, che parte dalla consapevolezza che la Sardegna, in tema di servitù militari, abbia già dato; che è ora di restituire all’uso pubblico i territori per troppi anni sottratti alle comunità; che i rapporti con lo Stato debbano essere improntati ad una relazione “tra pari” e non tra sovraordinati e subordinati. E questo, al nostro Governo va detto con chiarezza. E se serve, con la necessaria asprezza, senza timori reverenziali alcuni. I sardi se lo aspettano; il Governo regionale, il Centrosinistra Sardo deve essere all’altezza di queste aspettative”.

Antonio Solinas, 8 Settembre 2014