Soccorso in mare e clandestini

L'opinione di Vittorio Guillot

Per lunghi anni ho comandato le unità navali della Guardia Costiera e così, col mio equipaggio abbiamo salvato la vita di molti naufraghi. Non ci siamo certamente mai chiesti quale fosse l’etnia, la razza, la religione od il credo politico delle persone che abbiamo soccorso. Ricordo, piuttosto, che una volta, nel 1978, salvammo i marinai della nave Theonica, schiantata dal mare forza otto contro la diga del porto di Livorno e spezzata in due tronconi, come un fuscello. Sicuramente quei marinai, tutti pakistani e di religione musulmana, si resero conto del rischio che corremmo e, perciò, ci paragonarono agli ’angeli di Allah’. La cosa ci fece un po’ sorridere ma ci fece anche piacere. Sostengo ancora oggi che il soccorso in mare sia un sacrosanto dovere verso tutti gli esseri umani. Data la internazionalità e la vastità del fenomeno, esso, però, deve essere disciplinato dalla comunità internazionale che, come del resto è avvenuto fino ad ora, deve stabilire con Convenzioni Internazionali, i limiti geografici entro cui ogni stato, secondo le sue possibilità, ha l’obbligo di effettuare le operazioni di soccorso.

Non è, infatti, umanamente possibile che qualche stato faccia il cireneo e si sobbarchi oneri superiori a quelli che può concretamente sostenere. In questa ottica non sopporto le operazioni tipo ‘Mare Nostrum’ e ‘ Triton’ , con le quali il nostro governo ha inopinatamente allargato a dismisura gli spazi di soccorso in mare di competenza italiana. Gli effetti di tali operazioni, fra l’altro, sono stati semplicemente fallimentari perché, facendo balenare in milioni di persone l’illusione di una facile immigrazione clandestina in Europa, è aumentato in maniera esponenziale il numero dei fuggiaschi e, con esso, quello dei morti annegati. Assieme al numero dei clandestini , ovviamente, è aumentato il volume di affari sporchi degli scafisti, e questo è un secondo aspetto, non marginale, del fallimento delle operazioni in questione. Inoltre, e questo è il terzo aspetto fallimentare, agevolando al massimo l’emigrazione clandestina non siamo più di fronte ad operazioni di salvataggio della vita umana in mare ma stiamo aiutando chi vuole semplicemente stabilirsi in Europa, in barba ad ogni legge e controllo. Se questa non la si vuole chiamare invasione , trovate pure, cari lettori, un altro termine.

E’ un fatto evidente, però, che quei clandestini troppo spesso assumono un comportamento estremamente arrogante. Non vi sembra arroganza, infatti, che la maggior parte di loro, all’arrivo in Italia, rifiutino le procedure di identificazione ma pretendano , anche con manifestazioni rumorose, di andare dove loro pare e piace , senza che noi sappiamo cosa effettivamente vogliano, chi siano e se abbiano diritto di essere trattati da profughi che fuggono da guerre e persecuzioni? Perchè non si vogliono far identificare? Cosa hanno da nascondere? E’ vero, piuttosto, che solo gli afghani, gli iracheni , i siriani, i libici, i somali e, in parte, i nigeriani fuggono da guerre? Qui, però, arrivano individui da tutte le parti : da Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Sierra Leone, Gabon, Ghana, Burkina Faso, Camerun, Mali, Sudan, Sud Sudan, Mauritania, Eritrea, Niger, Etiopia, Senegal, Kenia, Congo , Pakistan, Bangladesh….. .Certamente in molti di quei Paesi vi sono delle dittature, ma ciò non è sufficiente per riconoscere lo ‘status’ di rifugiato politico ad ogni cittadino di quelle nazionalità. Non basta, cioè, subire passivamente una dittatura. Per essere riconosciuto come rifugiato occorre, piuttosto, che contro il cittadino siano specificatamente adottati dei provvedimenti persecutori, magari perché ha manifestato la sua insofferenza al regime, o che tale persecuzione sia indiscriminatamente adottata contro tutti i seguaci di una confessione religiosa, di una classe sociale, di una intera etnia o contro gli appartenenti ad un partito politico.

Indubbiamente in molti di quei Paesi sono in atto delle persecuzioni, soprattutto di natura razzista e religiosa e tra i perseguitati vi sono i cristiani . Sapete certamente, tra l’altro, amici lettori, come d’altra parte lo sanno, i nostri governanti, che i terroristi dell’Isis identificano addirittura i fuggiaschi di religione cristiana e li fanno fuori mentre consentono solo a quelli di religione islamica di raggiungere la nostra Italia. Perché? E’ anche vero che i clandestini partono da luoghi in cui c’è fame sicuramente , ma questo non giustifica che debbano essere accolti e sistemati da noi, dato che fame e disoccupazione ne abbiamo in abbondanza anche in Italia. Il paragone con l’emigrazione che effettuarono gli italiani non regge per niente. Infatti i nostri emigranti erano ‘contingentati’ nel senso che lo stato straniero che aveva bisogno di forza lavoro chiedeva un corrispondente numero di lavoratori. Costoro erano ben identificati con tanto di documenti personali. Se dal loro casellario giudiziario risultava che avevano commesso determinati reati o se non superavano le visite sanitarie, venivano respinti .

I clandestini, allora, al contrario di quanto succede oggi, furono una esigua minoranza. Malgrado ciò riuscimmo ad esportare mafia e camorra. Sapete voi cosa importiamo con le immigrazioni incontrollate? Sia chiaro che il filtro delle immigrazioni e di cui Ellys Ileland è rimasta l’immagine simbolica, non era esclusivo degli U.S.A. Fino a tempi recenti ciò succedeva persino per l’emigrazione verso i Paesi europei, quali Svizzera, Germania ,Francia, Belgio , Inghilterra. Perché ci stupiamo, allora, se gli altri Paesi dell’Europa , preoccupati degli effetti devastanti che una invasione incontrollata può avere per i loro popoli, rifiuta di seguire l’Italia in questa politica di accoglienza indiscriminata e suicida? Teniamo presente, in proposito, che persino l’attuale governo greco di estrema sinistra, quello guidato da Tsipras, rifiuta una simile politica , per non parlare di quello maltese o di quello spagnolo, fin dai tempi del socialista Zapatero. Perchè, poi, noi italiani ci lamentiamo se l’unione Europea non ci aiuta finanziariamente in modo adeguato a fronteggiare questa situazione se noi stessi non siamo capaci di gestire correttamente i nostri denari destinati all’aiuto agli immigrati ma consentiamo un sistema che permette gli sprechi e le gravissime ruberie emersi anche con ‘mafia capitale’ ?

Che il traffico di clandestini sia svolto da organizzazioni criminali efficienti e forti è fuori discussione. Siamo sicuri che non sia voluto anche da qualcuno interessato a scardinare quanto ancora c’è da scardinare in questa decadente Europa per poter meglio fare i propri interessi ? Perchè, piuttosto che accettare questa invasione di clandestini, non investiamo le somme che ci costa la loro ‘accoglienza’ ed il loro salvataggio in mare per realizzare opere pubbliche nei loro Paesi? Quanti ospedali, scuole, dighe, pozzi, acquedotti, strade etc . potremmo costruire laggiù e, quanto personale potremmo formare ed addestrare e così, contribuire a migliorare la loro condizione economica e scoraggiare l’emigrazione fuori controllo? Perchè, piuttosto, il nostro governo non pretende che Unione Europea attui una politica comune relativa agli aiuti a quei Paesi, alla accoglienza e suddivisione dei rifugiati ed al respingimento dei clandestini? Perché non chiede alla più vasta comunità internazionale , e in particolare all’ONU ed agli USA, che con il loro sconsiderato appoggio alle ‘primavere arabe’ hanno dato un forte aiuto ai fondamentalisti, di organizzare e presidiare militarmente dei ‘centri di accoglienza e di identificazione’ in Nord Africa, ad esempio, in Libia, Tunisia Algeria. Egitto?

Vittorio Guillot, 8 Giugno 2015