Sel, no all’ipotesi inceneritore a Scala di Giocca

I militanti hanno sottoscritto un documento per chiedere agli amministratori locali un no secco a «una scelta che per l’ubicazione dello stabilimento, per la nocività delle emissioni rilasciate e per i tassi di diossina prodotti sarebbe deleteria per l’ambiente del nostro territorio».

La preoccupazione per i danni alla salute dei cittadini «è fondata, lo scorso 11 febbraio la commissione Ambiente della Camera dei Deputati si è espressa negativamente sul decreto per l’uso dei rifiuti come combustibile nei cementifici». Ma i militanti si interrogano anche «sull’impatto sociale, economico e occupazionale di un’ipotesi che contrasta con l’idea di sviluppo sostenibile che il territorio ha in mente».

Come indicato dal governo, per la combustione saranno usati combustibili solidi secondari ricavati dal trattamento dei rifiuti. «Come fonte rinnovabile danno diritto agli incentivi statali – si legge in una nota-, e questo farà proliferare inceneritori e cementifici con impianti di cogenerazione calore/elettricità».

Per la ricercatrice sassarese Silvia Doneddu, candidata con Sel alla Camera dei Deputati, si tratta di «un’ipotesi impensabile. Tutto questo è inaccettabile, le politiche ambientali degli ultimi due governi nazionali e di quello regionale calpestano il diritto alla salute dei cittadini». Come se non bastasse, «verrebbero a mancare le condizioni per continuare a riciclare i rifiuti», spiega la Doneddu, da sempre attenta alle tematiche ambientali. «Bruciare sarebbe più conveniente per le multinazionali e sarebbe allettante per chi già ha speculato sull’utilizzo delle energie rinnovabili ma non avrebbe nessun risvolto positivo per la nostra comunità».

Per l’esponente di Sel, «i dati dell’Isde e le alternative proposte dal comitato “Non bruciamoci il futuro” indicano chiaramente che questa ipotesi è superata sul piano ambientale ed economico, perciò va chiuso ogni dibattito su Scala di Giocca, Porto Torres e altre aree dell’isola in cui si vorrebbero realizzare inceneritori».

In un territorio «mortificato dal degrado delle cave occorre una parola certa sull’ennesima ipotesi calata dall’alto sulle nostre teste – concludono gli esponenti del circolo – ci attiveremo affinché Ossi, Muros, Cargeghe, Florinas, Tissi e Sassari si ribellino a questa servitù che non accettiamo neanche sotto il ricatto dei pochi posti di lavoro che verrebbero creati».

20 Febbraio 2013