San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti

In occasione del Santo patrono della categoria sono stato invitato assieme ad una ventina fra i più famosi giornalisti italiani nella villa di Bruno Vespa che si trova in Costa Smeralda, porta a porta con quella di Berlusconi. La casa, una bellissima costruzione a forma di arnia immersa nel verde domina la collina da cui si vede il panorama incantevole della costa. Fra gli importanti colleghi ho avuto modo di dialogare con Ferrara, Feltri, Mentana, Fede, Belpietro, e altri ancora. Durante la succulenta cena a base di ottimo pesce della Costa Smeralda, oltre naturalmente a ostriche caviale aragoste e champagne (ogni portata era guarnita con pappa reale e miele prodotto dalla famiglia ospitante) si è parlato dei problemi del Paese e ci siamo trovati tutti d’accordo: la crisi in Italia non esiste, è stata inventata dai giornalisti comunisti che per coerenza non sono stati invitati.

Dopo la bella cena accompagnata da ottimi vini siamo stati sistemati nelle camere per la notte ognuno nella propria. Sicuramente per opera delle abbondanti libagioni innaffiate con vini di qualità e molto costosi mi sono addormentato facilmente anche perché in tutta la casa c’era un sottofondo dell’ape maya. Dormivo profondamente quando ad un tratto ho fatto un sogno terribile, un vero incubo, praticamente mi è apparso San Francesco di Sales con diverse copie in mano di Alghero Eco, ed in particolare erano tutti aperti alla pagina della rubrica del Machini. col Santo che mi diceva in modo schietto di avere la faccia a terra per il mio modo di scrivere e trattare gli argomenti. Gli altri Santi, protettori di differenti categorie, sfottevano il protettore dei giornalisti in quanto non mi consideravano tale, non capendo chi avesse dato la tessera ad un elemento che a detta loro non era manco in grado di scrivere una lettera a Babbo Natale. perseverando nel dire che nelle altre categorie patronali non vi era neanche un imbecille. Le altre categorie di professionisti erano rappresentate dai seguenti Santi. San Ipocrate per i medici, San Gennaro per i commercianti che piangono sempre, San Sisma Mercalli per ingegneri geometri ed architetti, San Guido per gli autisti Arst_ fronte Cuiles, San Pietro per i baristi e produttori di caffè, San Stalin per i magistrati rossi mentre per i bianchi San Salvatore da Arcore. Io mi sentivo una merdassa, una nullità: tutti questi Santi mi denigravano e mi consideravano il peggior giornalista del mondo, un asino patentato, contrariamente alle altre categorie in cui non figurava neppure un somaro perchè tutti appartenenti alla categoria dei cavalli di razza e da corsa. Mi svegliai grondante di sudore e la prima cosa che feci fu di telefonare al mio direttore per una parola di conforto; erano le 2 del mattino e quando mi rispose il capo era scocciatissimo e mi disse ringhiando, ma lo sai che giorno è oggi? E mi chiuse il telefono in faccia. Solo allora mi venne in mente che il direttore ormai da diversi anni fa l’amore una volta all’anno e come data ha scelto la festa del patrono, e considerata l’ora visto che normalmente inizia alle dieci o era alla quarta oppure non ce la faceva: la reazione attesta il suo modo di trattare l’inviato speciale. Io non riuscivo a dormire allora scesi in farmacia per un sedativo e scoprii che vi erano casse di valium, che probabilmente Vespa versa di nascosto nell’acqua che offre ai più facinorosi della sua trasmissione. Mi versai una cinquantina di gocce e ripresi a dormire.

Questa volta mi apparse San Francesco d’Assisi circondato da tanti animali, fra cui uccelli, passere, vacche, porci e scrofe, tutti in mezzo ad un rigoglioso campo di patatine. Questo Santo al contrario dell’altro mi fece tanti complimenti, secondo lui ero e sono un bravo giornalista, e mi disse che tutti quei Santi del primo sogno appartenevano al partito dell’odio, ed erano all’opposizione, mentre tutti gli altri appartengono al partito dell’amore. Queste belle parole mi incoraggiarono e guardando meglio vidi tante altre persone a me care in seconda fila dietro altri Santi, fra i tanti riconobbi San Giovanni di Dio patrono degli infermieri che mi elogiò dicendo che ero anche un bravo infermiere oltre che un ottimo giornalista, poi sul carro di famiglia guidato da Carmellanna la cavalla di papà dove con lui alla guida sedevano la mia adorata mamma le mie sorelle e tanti amici a me cari scomparsi di recente, sul carro c’era anche il mio maestro Indro Montanelli che mi disse che si turava il naso ma leggeva volentieri i miei articoli, mentre i miei famigliari commossi mi dissero che erano fieri di me.Vidi anche San Hitler vestito da fornaio, circondato da circa 6 milioni di Ebrei che gli facevano la festa e lo portavano in trionfo al grido di hail Hitler. Mentre stavo ancora scrutando l’enorme aldilà cercando di vedere altri visi e personaggi conosciuti una musica a tutto volume inondò la villa: erano le strofe di via col vento, la sigla di porta a porta che ci invitava ad alzarci per fare un’ abbondante colazione a base di pappa reale e miele. Mi svegliai molto felice per aver fatto quel sogno tanto reale che mi dette una ulteriore conferma che dopo la morte esiste un altro mondo, molto migliore di questo dove non contano i valori materiali, quindi ricchi o poveri, belli o brutti, bassi o alti, coglioni o minchioni, tutti finiremo nello stesso posto dove, chi nella vita terrena si è comportato bene viene trattato allo stesso modo dei criminali, con la sola differenza che le bestie umane che hanno fatto male verranno trattati da bestie e quando si farà il gioco del soldato saranno sempre loro a prendere lo schiaffetto, per l’eternità, senza mai indovinare chi li colpisce.

11 Giugno 2013