Riflessioni sulla stagione 2018: un’estate di luci e ombre

L'opinione di Marco Di Gangi, presidente di Azione Alghero

Più che un’analisi del contesto territoriale quello che sta succedendo nel  nord ovest della Sardegna in ambito  turistico e dei trasporti, è assimilabile ad   un vero e proprio bollettino di guerra, un’elencazione di fallimenti, di danni, di perdite con  uno scenario futuro per niente rassicurante,  caratterizzato   da nere nubi che si profilano minacciose all’orizzonte.

Una stagione estiva, questa del 2018, fatta da molte ombre e poche luci, contrariamente a quanto avviene in altri territori della Sardegna,  cui è riservata attualmente una sorte e prospettive decisamente migliori. Da parte di  operatori locali arrivano voci  secondo le quali   la TUI, che veicola   ad Alghero buona parte dei turisti che arrivano con i voli charter,  stia segnando per la stagione 2018 un calo significativo degli arrivi e delle presenze nella città catalana a vantaggio di altre destinazioni anche regionali.

La riacquistata tranquillità di paesi quali l’Egitto e la Tunisia, oltre che la crescita di paesi emergenti nel mercato turistico come ad esempio il Montenegro, insieme ai loro prezzi concorrenziali, stanno determinando  lo spostamento di importanti flussi   turistici, orientati negli ultimi anni verso   Alghero, verso quelle destinazioni. 

Il meteo capriccioso ha giocato la sua parte: maggio e giugno hanno preluso ad un’estate anomala,  caratterizzata da tempo instabile, proprio più dei mesi autunnali che estivi. Questa  situazione ha portato ad una minore frequentazione delle spiagge e  probabilmente ha contribuito a far avvertire meno il problema legato alla presenza incombente di montagne di posidonia spiaggiata sugli arenili. 

Singolare il ruolo  dell’Amministrazione algherese che dopo 4 anni ancora fa confusione tra il concetto di “promozione turistica” e “ intrattenimento” e continua ostinatamente a sviluppare iniziative indirizzate più  ad intrattenere i cittadini e , nella migliore delle ipotesi, gli altri sardi,  piuttosto che promuovere adeguatamente la città ed il territorio nei mercati ove attingere gli ospiti, come sarebbe più opportuno e  più volte sollecitato dal comparto. 

Il dilagare del fenomeno dell’abusivismonelle sue varie forme, non debitamente contrastato, concorre anch’esso a caratterizzare il nostro territorio e danneggia gravemente con una insostenibile concorrenza sleale tutti gli operatori rispettosi delle regole.

Poi abbiamo un aeroporto, il “Riviera del Corallo”  che,  dopo la vendita al buio della maggioranza della società di gestione, fatta dalla Regione senza che si valutasse il progetto e le intenzioni degli acquirenti rispetto al futuro dello scalo algherese e dopo la scelta di interrompere il sostegno ai voli low-cost,  vive da circa due anni una fase difficile della sua storia caratterizzata prima da un crollo dei passeggeri, poi dalle incertezze occupazionali per molti dipendenti ma, soprattutto,   dalla mancanza di chiare scelte e indicazioni su quello che dovrà essere il suo futuro, almeno fino ad oggi.

Bisogna solo confidare nel fatto che l’azionista di maggioranza della Sogeaal, il colosso F2i, creda nel rilancio dello scalo algherese e magari lo attui concretamente con il pieno coinvolgimento di tutti gli attori territoriali, pubblici e privati, con la Regione e i Comuni in testa.

Finita ad Alghero l’era Ryanair, lo stesso dinamismo che riguardò fino al 2015 la nostra città e il territorio del centro e del  nord ovest dell’isola, si manifesta oggi a sud,  grazie alle attenzioni che la compagnia irlandese riserva all’aeroporto di Cagliari verso il quale ha diretto quasi tutti i vecchi collegamenti con Alghero, oltre a un rilevante numero di nuove tratte. Il risultato: il sud e il nord est crescono, la nostra città e il territorio servito dall’aeroporto algherese decrescono.

Ad aggravare la situazione la mancata attivazione dei collegamenti previsti  dal  bando dell’assessore regionale da 10 milioni di euro  finalizzato  alla destagionalizzazionedel turismo e ad aumentare la mobilità dei sardi tramite i 3 aeroporti isolani. I ritardi che si trascinano dal 2017 hanno finora impedito che i collegamenti previsti siano operativi e si ignora se lo saranno nel prossimo autunno.

La proroga per la “Continuità Territoriale 1 “con gli scali di Roma e Milano e gli aeroporti sardi, resasi necessaria in seguito   alle obiezioni sollevate  dalla Commissione Europea  al relativo bando regionale,  scadrà il prossimo  27 di ottobre e da quella data  in poi non è possibile prenotare i voli Blue Air e Alitalia da Alghero e Cagliari per Roma e Milano.  Si naviga al buio! La “Continuità territoriale 2” , quella che garantiva i collegamenti tra gli scali sardi e gli scali  aeroporti minori è letteralmente scomparsa dal radar dei cieli sardi.

Quella che venne definita la “Porta d’oro” del turismo isolano si difende strenuamente e lo fa solo grazie all’impegno e alla resilienza di molti operatori che, tra mille difficoltà e nonostante tutto, tirano dritti ma, grazie anche al  patrimonio paesaggistico, naturalistico, storico, archeologico e  culturale  il cui valore incommensurabile, la cui unicità costituisce oggi la principale arma con cui competere nel mercato globale del turismo.

Ma tutto questo oggi non è più sufficiente: dobbiamo purtroppo prendere atto che le scelte politiche fatte dalla Regione e dal Comune hanno contribuito a generare un arretramento  che, emerge sempre più chiaramente,  nonostante la sistematica azione di disinformazione mediatica. Non possiamo vivere di ricordi nostalgici, ancor meno di rimpianti e meno che meno di rassegnazione. E’ indispensabile cambiare paradigma.

Si avverte sempre più forte l’esigenza di riscatto, di rilancio, di mettere finalmente a frutto tutto ciò che potremmo offrire per 12 mesi l’anno, ma che riusciamo a mala pena e con difficoltà a fare per 3/4 mesi. 

Se altre regioni molto simili alla nostra  come le Baleari traggono dal turismo l’80 % della propria ricchezza , del proprio PIL e noi,  a mala pena,  arriviamo all’8 % ,  questo significa che i nostri margini di crescita nel comparto turistico e nella filiera lunga ad esso connessa che si estende all’agricoltura, all’agroalimentare, all’artigianato ed ai servizi sono enormi.

Nessuno vuole emulare un modello fondato sulla cementificazione delle coste e sul saccheggio del territorio, sarebbe perdente perché comporterebbe la svendita del nostro patrimonio, ma su una  crescita sostenibile che ci consenta però   di  competere con le altre destinazioni e sia capace, di generare reale  incremento della ricchezza, del benessere diffuso  e dell’occupazione. Oggi e in prospettiva il turismo è l’unica “industria” in grado di  rilanciare la stanca e lenta economia isolana.

E’ indispensabile solo fare le scelte giuste sia in ambito politico, sia in ambito imprenditoriale e armonizzarle tra loro. Non è il libro dei sogni quello che dobbiamo scrivere e sfogliare, ma, finalmente un serio,  credibile e sostenibile progetto di sviluppo. Sono obiettivi a portata di mano, sono quasi tangibili: deve esserci la volontà di conseguirli.

Pretendiamo da chi ci dovrà amministrare sia in Regione, sia nei Comuni precisi e vincolanti impegni su questo fronte. Basta il consenso a scatola chiusa, basta dare carta bianca: abbiamo ancora poche chance da giocare e i tempi sono ampiamente maturi.

Marco Di Gangi (Vice coordinatore regionale di Energie per l’Italia e Presidente di Azione Alghero)

3 Luglio 2018