Riflessioni sulla crisi italiana

Crisi dell’Europa e, quinti, crisi anche dell’Italia. La crisi, quella di cui soprattutto si parla, è economica. Ma, è evidente, la crisi economica del nostro Paese è soltanto uno degli elementi di quella che può essere considerata una crisi globale,e direi esistenziale. Da noi si è passati, da circa un cinquantennio, da quella che era la maggiore “malattia sociale”, la miseria, alla fase dell’abbondanza,che ha modificato i nostri comportamenti. II nostro sistema di vita è apparso sempre di più improntato al conseguimento di un benessere sempre maggiore. Ma, con un benessere economico pressoché generalizzato, è mutata la qualità della nostra vita? Si è riusciti ad ottenere condizioni di vita tali da sentirsi più soddisfatti, più tranquilli circa il futuro? Non sembra proprio.

Il benessere conseguito ha portato a modificare la scala dei valori, quei valori propri della nostra cultura; indubbiamente, tra l’altro, abbiamo fatto prevalere l’avere sull’essere. Anteporre la logica dell’ “avere di più” sull'”essere di più”, non ha dato grandi benefici. Col passare del tempo ci siamo incamminati verso le attuali difficoltà e, pur avvertendole, non ci siamo preoccupati di porvi rimedio. L’attività politica, dal canto suo, è andata avanti trasformandosi in ricerca del potere fine a se stesso, ritenendo normali le azioni portate avanti all’insegna del privilegio e dell ‘ingiustizia. I partiti politici hanno esorbitato dalle loro competenze occupando ruoli riservati alle istituzioni, causando sempre di più la separatezza tra società civile e politica. Nel nostro sistema politico non viene adeguatamente regolato il potere dei partiti e occorrerebbero regole precise circa la vita interna dei medesimi: regole basate su metodi democratici. Oggi è opportuno, tra le altre cose,cambiare la legge elettorale, ma è evidente che il mutamento di detta legge non porterà all’eliminazione della partitocrazia. Soltanto mediante il rinnovamento morale a tutti i livelli, si potrebbero avere condizioni di vita migliori ed il rafforzamento della democrazia. La crisi dei valori non ha risparmiato le istituzioni: la loro credibilità è venuta a mancare con il venir meno della loro tensione morale.

Tirando le somme, si può affermare che il nostro Paese naviga in pessime acque. Come cercare di uscirne? Riuscirà il governo a portarci in acque meno pericolose, nonostante gli ostacoli che i partiti gli porranno di fronte? Sono del parere che diversi problemi, soprattutto quelli riguardanti la riduzione dello strapotere dei partiti ed i privilegi dei parlamentari, non potranno trovare soluzione dall’alto. Pertanto, è tempo che il popolo “sovrano” faccia sentire, in qualche modo, la sua voce, pretendendo che la classe politica, le istituzioni, ed altro ancora, agiscano favorendo la rianimazione morale. Sì, perchè se si intende ristrutturare lo Stato, occorrerà che il popolo,in quanto sovrano, ne chieda l’avvio. La nuova domanda etica e politica posta dai cittadini italiani non potrà essere ignorata. Per concludere, mi sia consentita una boutade: il popolo “sovrano” è, oggi, realmente rappresentato dalla classe politica, a tutti i livelli?

14 Dicembre 2012