Referendum: come ai tempi di Monarchia o Repubblica?

L'opinione di Vittorio Guillot

Da qualche parte ho letto che la attuale scelta referendaria è paragonabile a quella effettuata nel ’46 tra monarchia e repubblica. Non sono affatto d’accordo perché , con questo referendum, comunque vada, l’assetto istituzionale e costituzionale non verrà modificato , se non in peggio. Perciò non mi sento particolarmente coinvolto. Probabilmente non mi sarei sentito particolarmente coinvolto neppure nel ’46. Infatti non mi interessa il sistema ‘istituzionale’, ma quello ‘costituzionale’ di uno stato. In altre parole, più che il tipo di istituzione che è posta al vertice dello Stato, mi interessa che la sua Costituzione e le sue Leggi rispondano meglio agli interessi economici, culturali ed alla civiltà di un popolo e delle persone. Francamente preferirei essere suddito del re di Svezia che cittadino della repubblica delle banane. Tendenzialmente non sono, cioè , né monarchico né repubblicano.

Certo che in epoche passate, di fronte all’analfabetismo dilagante, la cura degli gli interessi pubblici non poteva essere affidata ad un popolo culturalmente ‘bambino’. Perciò la monarchia fu il sistema politico più adatto a quei tempi. Allora svolse un importante ruolo sociale anche la aristocrazia feudale che, come disse Chateaubriand , fu caratterizzata da ‘oneri, privilegi e vanità’. Questa classe sociale indubbiamente approfittò della situazione a proprio vantaggio e quel sistema , come tutte le istituzioni umane , fu superato dal corso della storia tanto che nella gran parte d’Italia scomparve fin dal XV secolo. Purtroppo in Sardegna fu instaurato solo allora, quando da altre parti stava declinando, e sopravvisse come fossile storico addirittura fino al 1840 circa, anche se perfino Carlo Alberto, già nel 1829, lo aveva considerato uno dei mali più gravi dell’Isola. Infatti fu a la causa della malefica cappa oppressiva che impediva lo sviluppo di libere attività economiche e commerciali e consentì la realizzazione di poche e modestissime opere pubbliche.

Di sicuro la nobiltà non ha più gli antichi oneri e privilegi, legati ad una svanita funzione di comando e, tornando a Chateubriand, oltre alla vanità, non le resta altro ruolo che quello di custodire gli aspetti positivi di quella esperienza storica. Oggi, in Sardegna ed in Italia, la situazione sociale è cambiata grazie ad una importante evoluzione sociale. Generalmente è aumentata l’istruzione e la consapevolezza popolare, anche se resta veramente tanto da fare perché la demagogia e la manipolazione delle masse sono sempre incombenti ed il potere reale resta in mano di pochi privilegiati.

Io penso che addirittura troppe volte si debba ritenere falsa la attribuzione di ‘democratici ‘ a molti sistemi che non consentono la reale espressione della personalità collettiva delle nazioni e delle loro esigenze materiali. Infatti succede troppo spesso che dietro la cortina fumogena di parole altisonanti, quali, libertà, democrazia, uguaglianza, giustizia etc., e , addirittura, tradendo quei principi, posti a loro fondamento, certe Costituzioni e le loro finte riforme, permettono che il potere resti concretamente in mano ad oligarchie legate ai partiti ed ai poteri forti – economici e finanziari . Così i loro benefici di casta hanno sostituito quelli degli antichi feudatari e l’espressione ‘popolo sovrano’ resta solo una finzione retorica.

Vittorio Guillot, 23 Novembre 2016