L’aragosta cubana al posto della catalana

«Accadrà a breve, quando passato il primo settembre non sarà più possibile catturare il crostaceo locale per il fermo biologico imposto dalla Regione». La frustrazione dei pescatori nelle parole del loro Presidente Giovanni Delrio.

E’ una brutta storia quella che ci fa conoscere Giovanni Delrio. Una vicenda che coinvolge i pescatori Algheresi, impegnati, da almeno 30 anni, in una reiterata, quanto sterile, richiesta di proroga per il termine della pesca dell’aragosta. Una di quelle tante volte, insomma, in cui la politica, anziché farsi interprete delle problematiche della sua gente, finge di interessarsene, ma nella realtà, se ne allontana, senza dare alcuna soluzione o, peggio, amplificandone il problema. I pescatori algheresi, da anni, ormai, vengono penalizzati da una normativa regionale che impone il periodo di cattura del crostaceo nel periodo compreso tra l’1 marzo ed il 31 Agosto. « Un’assurdità! -­ sbotta Delrio, parlando a nome dell’Associazione Pescatori “Banchina Millelire” ­ -Una cosa che non serve a niente e a nessuno – prosegue – Ne’ alle aragoste, né ai pescatori, né tantomeno ai turisti stranieri che continuano ad affluire fino ad ottobre e avrebbero piacere di gustare la nostra aragosta, piuttosto che quella Cubana».

Sono innumerevoli le istanze, gli incontri, i tavoli di lavoro avviati, nel corso di questi anni, presso l’assessorato competente della Regione; e nemmeno si possono contare le promesse di interessamento ricevute dalla categoria. «La lista degli intermediari politici che si sono offerti di appoggiare le nostre richieste presso il “palazzo” della Capitale Sarda è lunga – precisa Delrio – da Mario Bruno a Carlo Sechi, fino a Pietrino Fois, per citare solo i più recenti, a cui si è aggiunta, da buon ultima, l’attuale assessore comunale al commercio Natacha Lampis. Anche l’assessore, ha promesso il suo interessamento, così come molti suoi predecessori, ma da oltre quindici giorni non abbiamo più sue notizie e fra pochi giorni scatterà il blocco. Niente di nuovo, quindi. Noi aspettiamo sempre fiduciosi, tuttavia, la realtà è che fino ad oggi, fiumi di parole sono stati spesi, ma nessun risultato concreto è mai stato raggiunto. E non se ne capisce il perchè – ­ riattacca Delrio, visibilmente contrariato – visto che, nel resto della penisola, la legge nazionale permette la cattura per ben otto mesi all’anno, dal 1 maggio al 31 dicembre; contro i sei che vengono consentiti a noi Sardi, dal 1 marzo al 31 agosto».

«Una normativa, la nostra, molto più severa, ma purtroppo miope e fuori da qualsiasi logica. Ci fanno pescare, infatti, a marzo e aprile, quando la richiesta di prodotto è inesistente e ce lo impediscono a settembre/ottobre, quando, invece, la richiesta è massima; soprattutto da parte dei turisti del nord­europa. Per questo motivo – spiega ancora Delrio – abbiamo chiesto più volte che, pur accettando il mantenimento di una legislazione più severa rispetto alla nazionale, il periodo di cattura venisse traslato di due mesi; con l’apertura al 1 maggio e la chiusura al 31 ottobre. Fermo restando l’obbligo di rigettare in mare gli esemplari catturati con le uova. In questo modo -conclude -­ riusciremmo a conciliare meglio domanda e offerta, pur salvaguardando il necessario ripopolamento. Daremmo beneficio al comparto dei pescatori, che oramai rischiano la chiusura; migliore soddisfazione ai molti turisti che scelgono Alghero; maggior sostegno ai ristoratori che, da sempre, prediligono far bella figura con le aragoste locali».

Antonello Bombagi, 21 Agosto 2015