Il Direttore Generale della Sogeaal risponde a Stefano Lubrano

Gentile Sindaco, Le rispondo in prima persona poiché sono il diretto responsabile della campagna promozionale che ha attirato le Sue critiche pubbliche. Critiche che senz’altro rispetto ma che, tuttavia, fatico a condividere per delle ragioni tutto sommato abbastanza semplici. Proverò a spiegarle, senza pretendere di convincerla ma augurandomi che, se recepite con l’onestà intellettuale che le riconoscono, possano alleggerire almeno in parte il peso delle sue rimostranze. Alghero è la Sua Città. E’ però anche la Città alla quale io e i miei collaboratori, abbiamo maggiormente dedicato il nostro lavoro quotidiano negli ultimi due anni, con risultati che, specie nel quadro economico in cui ci muoviamo, spero Lei mi permetterà di qualificare come di tutto rispetto. Mi riferisco, ad esempio, ai dati record del traffico passeggeri, e della sua componente turistica nazionale e internazionale, arrivati a conferma dei nostri sforzi ma anche, ritengo, a prezioso supporto di quelle che per il comparto alberghiero e dei servizi sono state forse le due stagioni più difficili nella storia di Alghero. La soddisfazione per questi risultati, tuttavia, non mi fa scordare i numerosi presagi di sventura che, ad inizio 2010, avevano accompagnato l’avvio del mio mandato e secondo i quali era certa l’imminente chiusura dello scalo Algherese o la sua riduzione a scalo minore per effetto delle – riporto testualmente – “scriteriate politiche del management”. Addirittura, i più divertenti e fantasiosi ipotizzavano che io fossi stato mandato dagli altri scali isolani per accelerare la chiusura dell’Aeroporto. Ho imparato che nella vita, anche in quella professionale, oltre che con umorismo bisogna saperla prendere con filosofia. Ho quindi evitato accuratamente, quantomeno sino ad oggi, di rispondere a tutti i ‘cattedratici’ impegnati in queste attività se non attraverso i fatti. Altro argomento che ebbe grande risalto nelle cronache locali fu lo smantellamento, dall’interno dell’aerostazione, di due botteghini, color bronzo funerario, che ne ospitavano le “attività commerciali”, si badi bene, morose per centinaia di migliaia di Euro. Puntualmente, a seguito della loro rimozione, arrivarono allarmate dichiarazioni a mezzo stampa con cui si criticava ferocemente l’iniziativa e si preannunciava la sicura trasformazione dello scalo in un “deserto commerciale” in cui i nostri passeggeri avrebbero vagato smarriti. Oggi in aerostazione è presente una libreria, un tabacchi, un attività di ristorazione veloce, un nuovo bar in area sterile, un negozio di abbigliamento e gadget , uno di artigianato, una parafarmacia ed è imminente l’apertura di diverse altre nuove attività. Si può fare di più? Meglio? Certamente e stiamo lavorando perché accada. Ma, anche in questo caso, nel frattempo, sento di aver risposto in termini di concretezza.

Oggi è il turno della pubblicità. Sino al 2010 l’aerostazione di Alghero, diversamente dalla generalità degli altri aeroporti, si distingueva, nonostante la buona volontà di chi se ne occupava, per la presenza di vasti muri bianchi e grandi spazi totalmente inutilizzati, anche se perfettamente idonei ad ospitare installazioni pubblicitarie, i cui proventi – ricordo – sono uno dei pilastri della economia gestionale di una Società di Gestione. Oggi, senz’altro, neanche ai più distratti possono sfuggire gli effetti della ricerca e dello sfruttamento intensivo di tutte le superfici disponibili per fini commerciali. Tra queste, anche la facciata esterna della “nuova aerostazione”, sulla cui estetica complessiva forse, al tempo della realizzazione, chi di dovere avrebbe dovuto rivolgere attenzione uguale a quella che Lei oggi, giustamente, ritiene di dedicare alla pellicola di plastica che la riveste. Tornando al tema: riscontro che le Sue maggiori perplessità riguardano la preoccupazione che il nome dell’Aeroporto e della Riviera del Corallo possano risultare “sottostimati” per effetto di una campagna a favore di un prodotto “estraneo al territorio” ed “identificativo di un’altra località”. In realtà il marchio di cui trattasi non è riferito ad alcuna località ma ad un Santo, che incidentalmente è anche il Patrono Europeo. Ma, al di là dei dettagli geografici, debbo confessarle, caro Sindaco, che, indipendentemente dal tema economico da Lei richiamato, peraltro importante, la penso esattamente al contrario. Penso che se il Gruppo San Benedetto, che con un fatturato poco al di sotto del miliardo di Euro e tra i primi quindici gruppi nel settore “food and beverages”, primo a capitale italiano, produttore del marchio Schweppes, attivo commercialmente in cinque continenti, leader nella produzione ecosostenibile ha scelto il nostro Aeroporto per promuovere la propria immagine, questo dovrebbe essere considerato, e sfruttato, anche dalla Città di Alghero come elemento qualificante e di attrazione di interessi da parte di Stakeholder di pari livello. Credo anche, sinceramente, che un iniziativa di pari tenore in qualsiasi aeroporto isolano o nazionale avrebbe sicuramente raccolto più applausi che rimproveri, ma ormai ho imparato dalle lezioni precedenti, aspetterò. Tuttavia se il Suo timore, che in questo caso comprendo, è che, anche solo visivamente, la presenza dell’impianto possa emarginare la denominazione aeroportuale (n.b. nella realtà è solo “Aeroporto di Alghero” e non “Riviera del Corallo” per esplicito parere contrario di un consiglio comunale di Alghero del 30 Marzo 2006) siamo, sono personalmente, a Sua disposizione per studiare, nella parete centrale – ora in nudo cemento – ogni forma di valorizzazione della denominazione corrente o di quella che Lei riterrà più opportuno promuovere, nelle forme grafiche e visive che vorrà proporci, anche attraverso l’ausilio di artisti locali.

31 Luglio 2012