IVG, la Sardegna apre alla sperimentazione per l’interruzione farmacologica
Di Nolfo: "alle donne il diritto di aborto e la libertà di scelta con metodi non invasivi"

Permettere alle donne di esercitare il diritto di abortire, senza se e senza ma, ricorrendo a tecniche meno invasive rendendole fruibili fuori dagli ospedali. Nei giorni scorsi l’Assessorato alla Sanità della Regione Autonoma della Sardegna ha formalizzato la decisione di aprire alla sperimentazione dell’interruzione di gravidanza farmacologica domiciliare, oppure in consultori e ambulatori, senza costi per le pazienti. La decisione arriva dopo il chiaro indirizzo politico del consigliere regionale Valdo Di Nolfo, che nei giorni scorsi aveva richiesto all’Assessore Bartolazzi un quadro riassuntivo della reale applicazione della Legge 194 in Sardegna, tema da sempre centrale nell’attività politica del consigliere algherese.
«La mia ultima azione istituzionale alla reale applicazione della Legge 194 nasce grazie all’impulso della giornalista Claudia Torrisi e di Carla Porcheddu, responsabile Strajk kobiet Sardynia. Loro e tantissime altre donne sono il motore della scelta politica della Regione Sardegna – spiega l’onorevole regionale Di Nolfo -. Non voglio essere l’ennesimo uomo che pretende di disporre dei diritti legittimi delle donne e della loro libera scelta: ora da onorevole regionale voglio trasformare l’interessamento in azione concreta a tutela delle donne»
«Nella missione istituzionale è prioritario dare voce a tutte e tutti e fare da strumento con la Regione per sostenere temi importanti e lottare perchè siano garantiti i diritti fondamentali a tutti i cittadini – prosegue Di Nolfo – Per questo sono orgoglioso che, dopo la mia richiesta, l’Assessore Bartolazzi abbia voluto studiare la situazione della Legge 194 e proporre questa importante sperimentazione».
I dati analizzati mostrano un quadro ancora molto disomogeneo in Sardegna: nel 2024 sono state registrate 1.430 interruzioni volontarie di gravidanza in tutta la Regione, di cui 967 effettuate con metodo farmacologico (pari al 67,6%) mentre le altre con metodi invasivi nelle strutture ospedaliere.
Il nodo però resta quello dei medici obiettori come spiega l’onorevole Di Nolfo: «Il principale ostacolo resta l’elevata percentuale di medici obiettori: in diverse strutture si supera il 90%, con casi in cui si raggiunge il 100%. Questo compromette l’effettiva possibilità per le donne di accedere all’IVG nei tempi e modi previsti dalla legge: un diritto che, per quanto legittimamente riconosciuto, non si può esercitare liberamente. La situazione è particolarmente critica nelle strutture ospedaliere più periferiche, dove il personale non obiettore quando presente è fortemente sottodimensionato».
Anche per questo «la recente decisione della Regione di avviare l’IVG farmacologica anche nei consultori e ambulatori autorizzati, nonché la sperimentazione dell’assunzione domiciliare dei farmaci, rappresenta un’iniziativa innovativa e coraggiosa. Ma per diventare strutturale, questo cambiamento richiederà anche un potenziamento delle risorse umane e organizzative» afferma Di Nolfo.
Al centro di tutto un solo obiettivo condiviso: «Rendere il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza realmente esigibile su tutto il territorio regionale, in condizioni di sicurezza, rispetto, autodeterminazione e finalmente con metodi non invasivi» conclude.