Bersani non convince: dal Movimento 5 Stelle nessuna “fiducia in bianco”

Da una parte Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta, dall’altra un gruppo di parlamentari del Movimento 5 Stelle rappresentati dai capigruppo a Camera e Senato Roberta Lombardi e Vito Crimi. Un confronto serrato, dal quale era lecito attendersi qualche indicazione più chiara sulla possibilità che un eventuale Governo presieduto dal segretario del Partito Democratico riesca ad ottenere la fiducia (in particolare al Senato) e prosegua con il sostegno parlamentare anche del Movimento 5 Stelle. Sostanzialmente però, l’incontro di oggi ha mostrato posizioni cristallizzata, con la conferma della determinazione del Movimento 5 Stelle di non sostenere un esecutivo “dei partiti tradizionali”.

Bersani ha subito messo in chiaro che l’ipotesi di “governissimo” è esclusa in partenza: “Non è preclusione verso la destra, ma sarebbe un coperchio sulla pentola a pressione che chiede cambiamento. Siamo troppo distanti sui temi e non risponderemmo alle domande del Paese”. L’idea è quella di un “Governo che dica: avviamo legislatura su alcuni essenziali punti di cambiamento”, tra cui “legge sui partiti, finanziamento pubblico, lavoro, norme su corruzione e conflitto di interessi, diritti civili”, garantendo che sia “esigibile a data certa un meccanismo di riforme parlamentari, tra cui il superamento del bicameralismo e la riduzione dei costi della politica”. L’appello è a non “lasciare il Paese senza un Governo: io sto chiedendo a chi è più vicino a queste mie impostazioni di dare la fiducia, agli altri di non impedire la nascita del progetto”. Insomma, un modo nemmeno tanto velato di chiedere al Movimento o “sostegno certo” oppure la “non belligeranza” (che potrebbe concretizzarsi nell’uscita dall’Aula al momento della fiducia).

Dal Movimento 5 Stelle però nessuna apertura. Roberta Lombardi ha subito fatto capire quale sarebbe stato il tono del confronto: “Mi sembrava di stare a sentire Ballarò, sono vent’anni che ascoltiamo queste parole. Noi non incontriamo le parti sociali perché siamo le parti sociali. Abbiamo progetto politico a trent’anni per il nostro Paese ed abbiamo la credibilità, perché non parliamo di queste cose da vent’anni”. Più pratico Vito Crimi, che ha innanzitutto chiarito che “la fiducia in bianco è un atto molto forte. Non ce la sentiamo di fidarci, ora vogliamo le prove. Abbiamo visto programmi elettorali non realizzati ad ogni livello, un elenco infinito di cose che abbiamo chiesto e voluto e non abbiamo ottenuto”, chiarendo però che su alcuni proposte “se portate in Aula, su quelle il nostro sostegno sarà pieno”. Del resto, per Crimi si può anche cominciare a lavorare in Parlamento, a prescindere dalla formazione del nuovo esecutivo: “Abbiamo chiesto di cominciare a lavorare ma si sta rallentando per subordinare formazione delle commissioni a quella del Governo. Si poteva già cominciare a ridare centralità al Parlamento”.

Su questa linea però, Bersani non è pienamente d’accordo. Anzi, “vi avverto che io con tutti gli incontri che ho fatto ritengo realistica la mia proposta. Fuori da questo io vedo un meccanismo che ci porterà a rimpiangere questa occasione. A pensare a ciò che avremmo potuto fare”, respingendo di aver perso un tempo enorme (“si tratta di 48 ore, non è che ci stiamo dei mesi”) e invitando ancora una volta alla riflessione i capigruppo del Movimento: “Rispetto i punti di vista, ma non è vero che tutti sono uguali. Ma adesso si può, se si vuole. La fiducia si dà e s toglie e c’è anche modo di non darla consentendo. O si va a messa o si sta a casa”. E l’impressione è che la seconda eventualità sia la più probabile.

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27 Marzo 2013