Neide: al di là della malattia

Quando le cose si raccontano, per quanto si possa essere bravi a raccontare, si perde gran parte dell’ emozione , o è difficile tradurle in parole . Io vi voglio spiegare il significato di “accontentarsi”cosi come me lo ha fatto vedere Neide. Un tenente della polizia federale brasiliana, abituata a dare ordini a centinaia di militari, che guarda dritto negli occhi con una dolcezza disarmante ma che ha studiato il linguaggio della strada. Per amore è approdata ad Alghero, si è impadronita della nostra lingua e del nostro costume. Ha sbigottito tutti con la sua avvenenza e non ha mai perso la forza di dirigere l’orchestra. Il suono della sua voce provato dalla malattia è grave , profondo , miele tramutato in resina, ma lei continua a dire ” mi accontento”.

Quando una malattia come la sclerosi a placche unita al morbo di Parchinson, si impadronisce della tua vita privandone ogni giorno di colori, suoni, movimenti, sorrisi, inizi a capire l’importanza di ogni piccolo gesto. Quando era nel corpo di polizia faceva ore di allenamento al giorno, oggi è allettata 24 ore su 24. Il bianco del soffitto diventa una tela dove dipinge virtualmente desideri, sogni, ricordi. La sua invalidità è al 100 %. Ma la sua tenacia in percentuale è più forte. Mi ha detto , tra convulsioni e risate contrite: ” Ho fatto la multa al sindaco del mio paese, dicendogli lei non sa chi sono io”. E quel corpicino che fino a ieri era una sirena, diventa ora una trappola mortale. Perché con l’intuito, (ormai non arriva più ossigeno al cervello) lei tenta incessantemente di percepire ciò che il suo corpo non cattura.

Non credo sia il caso di spiegare ciò che Neide, quando ancora il suo corpo rispondeva ai comandi, ha tentato di fare pur di non soffrire e veder soffrire chi le stava accanto durante lo spegnersi lento della sua clessidra. Ma sembra che poche persone capiscano i meccanismi che scattano quando la malattia maledetta ti annienta, e pare che le istituzioni si trincerino dietro burocrazie invalicabili che spesso non conservano un briciolo di umanità. E lei continua a dire: “mi accontento”. La sua anima in verità grida e scalcia, ma trova la forza di sorridere. Quando guarda la sua foto di vent’anni fa, quando anche una diva d’altri tempi impallidisce a confronto, mentre sorride, vorrebbe strappare quell’immagine, che sa non essere più lei. Ve lo racconto perché con un briciolo della sua dignità , saremo stati capaci di vincere guerre civili.

Ve lo racconto perché nonostante un sistema che continua a infierire con la sua “bestialità”, Neide continua a dire ” mi accontento”. E per quanto la sua mente non riesca a ossigenare a ricordare la lingua italiana, alla fine della nostra chiacchierata, prima che me ne andassi, mi ha detto a toni alti e a denti stetti ” Puta merda!” A voi la traduzione.

Alessandra Mura, 10 Agosto 2013