Abolizione del presepe, cattocomunismo e altro

L'opinione di Vittorio Guillot

Recentemente ho fatto una chiacchierata con un tale che si è definito ‘marxista cattolico’. Credo che non si sia neppure reso conto che i due termini sono in netta e totale contraddizione. Il marxismo, infatti, concepisce tutta la storia e la vita dell’uomo esclusivamente alla luce del materialismo dialettico. Cioè considera l’uomo nient’altro che un ‘tubo digerente’, secondo l’espressione di Feuerbach, compagno di Marx, e ne esclude tassativamente ogni dimensione spirituale. Perciò ritiene che le uniche esigenze da esaudire siano quelle materiali ed economiche. L’impostazione di base è analoga a quella dell’economicismo liberista, che antepone a tutto la produzione, il consumismo, gli interessi finanziari delle lobbyes e che, servendosi dei mezzi di comunicazione di massa ed agevolato dalla partitocrazia, vuole globalmente imporre ciò che a lui conviene, vanificando il senso delle parole libertà e democrazia. Il loro obbiettivo è abbattere la sovranità degli Stati per porre tutto il potere nelle mani dei padroni del mercato. Perciò rifiuto questo sistema ma, tornando a Marx, vedo che per lui solo il collettivismo comunista, imposto autoritariamente, potrebbe assicurare il progresso economico ed il benessere materiale, attraverso la eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione.

Secondo questa utopia, solo gli illuminati dal verbo marxista, sostituendosi autoritariamente ai diretti interessati, possono arrogarsi la prerogativa di stabilire quali sono le necessità che ognuno deve soddisfare e, conseguentemente, cosa e quanto debba essere prodotto. Questa pretesa fu alla base dei fallimentari ‘piani quinquennali’ di memoria sovietica e maoista. I cittadini, in pratica, dalla ideologia e dalla prassi comunista sono considerati degli immaturi ai quali gli ‘illuminati’ dovrebbero provvedere con ‘brutale paternalismo’ (espressione pasoliniana). In questa ottica il marxismo considera addirittura dannosa la libera espressione di idee politiche e di fedi diverse dal comunismo, che verrebbe ingannato e sviato dal raggiungimento della giustizia sociale e del massimo benessere. Le idee non allineate al comunismo, infatti, servirebbero a chi detiene il potere solo per ingannare e sviare i proletari dal raggiungimento della giustizia sociale e del massimo benessere.

Perciò tutte le opinioni diverse dal marxismo sono sbrigativamente e falsamente considerate reazionarie, borghesi, fasciste e, quindi, non dovrebbero aver diritto di essere diffuse. Il marxismo, quindi, è una espressione di assoluto totalitarismo perché intende abbattere tutte le altre concezioni della storia, dell’uomo, dell’economia, della politica, della libertà e dell’uomo, considerate nient’altro che ‘sovrastrutture’ create per opprimere il proletariato. Queste ‘sovrastrutture’ dovrebbero essere soppresse anche con la violenza, in attesa che, con la formazione della società collettivista, l’uomo non si liberi da esse, anche psicologicamente. E’ chiaro che nel totalitarismo materialista di Marx & compagni non ci sia posto neppure per Dio e per la religione, definita ‘l’oppio dei popoli’. E’ anche chiaro perché i regimi comunisti abbiano sistematicamente perseguitato ogni tipo di religione, in Russia come in Cina, in Corea del nord come a Cuba ed ovunque. L’antitesi tra cattolicesimo e comunismo, a questo punto, è evidente e solo le menti più ottuse od in malafede possono credere, o far finta di credere, nel cattocomunismo. Io ho la sensazione che a costoro si addica a pennello la definizione di ‘utili idioti’, coniata da Lenin per chi, aiutandolo a conquistare il potere, si scavava la fossa. Certo esistono diverse sfumature di marxismo e quello dei socialdemocratici ha ben poco a che fare con quello, intollerante e tendenzialmente egemonizzante dell’ultrasinistra.

Malgrado il mio completo rifiuto del fallimentare totalitarismo collettivista, non credo che l’analisi marxista dei difetti della società borghese e capitalista sia da rigettare totalmente, anche se ritengo che siano da rigettare le sue soluzioni tiranniche ed oscurantiste. Credo, addirittura, che il movimento socialista abbia avuto il merito storico di sollevare per primo il problema delle ingiustizie e dello sfruttamento subito nell’800 dalla classe operaia. Comunque, considerata la repressione teorizzata e costantemente attuata dal comunismo contro le culture non allineate con lui, trovo sfacciatamente ipocrita Antonio Gramsci, marxista fino all’osso, quando scrive ‘istruitevi, perché avremo bisogno di tutte le vostre intelligenze’ … Proprio di tutte, mi chiedo, anche di quelle anticomuniste? … “Ma mi faccia il piacere!” Direbbe Totò. D’altra parte che, a volte, i sistemi dittatoriali abbiano avuto un occhio di riguardo per l’istruzione non è una novità, tanto è vero che persino il fascismo ne esaltò il valore non solo varando la ‘Riforma Gentile’, decisamente di avanguardia, aprendo centinaia di scuole e, addirittura, organizzando i ‘Littoriali della Cultura’, a cui parteciparono migliaia di studenti e che furono vinti anche da uomini come Moro, Andreotti, Ingrao, S. Natta etc. Piuttosto trovo falso e contradditorio il comunismo anche quando ondeggia tra l’asserto gramsciano:‘ dire la verità, arrivare insieme alla verità è compiere un’ azione comunista e rivoluzionaria’ e la frase di Pajetta , gran gerarca del P.C.I. , che disse: ’tra la rivoluzione e la verità preferisco la rivoluzione’.

Il fatto che l’autoritarismo sia insito nella pseudocultura marxista mi fa ipotizzare che certi presidi abbiano autoritariamente proibito presepi e canti natalizi per imporre il loro laicismo servendosi dell’alibi di non offendere la sensibilità degli studenti musulmani. Il loro autoritarismo mi sembra manifestato dal fatto che per queste loro decisioni non hanno consultato né i genitori dei ragazzini cattolici né quelli dei musulmani, di cui hanno arbitrariamente preteso di interpretare sentimenti e volontà. Insomma, il nostro sinistrume, a causa della sua tracotante supponenza, stenta ad accorgersi di essere stato ributtato nei bassifondi della storia ma approfitta delle sue posizioni di potere per cercare di dare qualche colpo di coda. Quanto al rapporto del cristianesimo con la proprietà privata dei beni economici, mi par di capire che, se l’uomo fa della ricchezza un idolo che lo allontana da Dio e non tiene conto dello sviluppo e dell’interesse sociale, egli va verso il fallimento e la perdizione. Entro questi limiti la evangelica rinuncia ai beni materiali e, magari, la loro messa in comune volontaria (e sottolineo volontaria), mi pare che sia un consiglio per raggiungere la perfezione umana, non un obbligo per il cristiano. Personalmente vedo questa impostazione in alcune parti del Vangelo, ad esempio nella parabola del ‘Ricco Epulone’.

Chiedo, però, ai vari cattocomunisti, in quali passi biblici trovino scritto che la proprietà e l’iniziativa privata siano ‘un furto’, in accordo con l’ideologia marxista, e non possano, invece, essere considerate come il compenso del lavoro e che debbano essere tutelate e incentivate se sono orientate verso lo sviluppo economico generale. A me pare che nel Vangelo non ci sia affatto una condanna della proprietà privata ‘tout court’. Ricordo, in proposito, che in una parabola si parla di un tale che affida i suoi talenti a tre servitori. Bene, il Vangelo biasima il servo malvagio e fannullone che non ha fatto fruttare quei talenti e non consente, di conseguenza, al proprietario di trarne gli interessi. E’ ben vero che le Parabole sono racconti di fatterelli umani, semplici, da cui si trae un insegnamento religioso infinitamente più alto. Comunque chi ci vede una condanna della proprietà privata e non la sua accettazione, alzi la mano e dimostri il contrario

22 Dicembre 2015