I 125 anni del ‘Liceo Ginnasio Manno’

L'opinione di Vittorio Guillot

Recentemente si è svolta una manifestazione, corredata da esposizione di vecchie foto, tesa a celebrare i 125 anni della fondazione del nostro Liceo-Ginnasio Manno. E’ stata una manifestazione molto ben riuscita e di cui va reso merito agli organizzatori, al dirigente scolastico, ai professori. Nel corso dell’evento sono stati giustamente ricordati tutti i presidi, gli insegnanti, i bidelli e gli impiegati che per lunghi decenni sono stati le pietre angolari della scuola. Mi dispiace che a seguito dell’accorpamento con altri istituti sia praticamente scomparso il nome di ‘Giuseppe Manno’. In tal modo, infatti, è stato accantonato il nome di un illustre concittadino che, oltre ad essere uno storico di valore, ricoprì importantissime cariche giudiziarie nel Regno di Sardegna e quella di primo presidente del Senato del Regno d’Italia. Mi dispiace soprattutto perché si è cancellata una secolare tradizione culturale di Alghero. Perciò spero che la nostra città sappia fare i passi necessari perché alla sua prestigiosa scuola sia ridato il suo nome originario.

La manifestazione ha avuto un simpatico svolgimento anche perché molti suoi ex allievi hanno raccontato delle ‘birbanterie’ successe persino oltre 50 anni fa. Furono birbanterie che non fecero male a nessuno, mai accompagnate da azioni vandaliche ma, semmai…. costruttive. Infatti ci fu chi, per assicurare la riuscita di uno sciopero, nottetempo murò l’ingresso con mattoni e cemento a presa rapida e chi, con vari stratagemmi, lanciò il testo di una versione di greco e ne ripescò la traduzione fatta da un ottimo grecista, ignaro della trama che veniva tessuta. A me è stato chiesto di raccontare quando entrai a cavallo nell’atrio della scuola e, seguito da una marea di studenti, dopo aver attraversato il centro cittadino si andò a fare un bel bagno alla spiaggia. Non l’ho fatto per un forma di scrupolo. Alla manifestazione, infatti, erano presenti numerosi giovani studenti e non avrei voluto che il racconto di certe bravate fosse inteso come uno stimolo a ripeterle o a farne di analoghe.

Forse alla manifestazione è mancata la sottolineatura che allora le mancanze disciplinari, quando venivano scoperte, erano punite severamente e che a casa ricevevamo un’altra dose di punizioni dato che i nostri genitori erano sempre convinti che i provvedimenti di presidi e professori erano sacrosanti. Ecco, forse ci sarebbe voluto un richiamo a questo senso di responsabilità da parte dei giovani. Di questa carenza faccio una colpa principalmente a me stesso, che avrei potuto cogliere l’occasione e parlarne mentre, invece, ho taciuto.

Vittorio Guillot, 2 Gennaio 2015