Un miliardo e mezzo per tagliare benzina e costo del lavoro

Il dimezzamento del costo della benzina è possibile farlo immediatamente. E’ sufficiente che il Consiglio regionale iscriva in Bilancio, alla voce accise in entrata, 1 miliardo e seicentoventotto milioni, pari al credito che la Regione Sardegna ha nei confronti dello Stato su questa partita e istituisca una nuova UPB nella parte spese da destinare al taglio delle accise sui carburanti, defiscalizzandole totalmente, e per le iniziative a favore dell’abbattimento del costo del lavoro e dell’inserimento lavorativo dei disoccupati con contratti a tempo indeterminato. E’ questa la proposta dei Riformatori sardi per la Finanziaria. I Riformatori con il presidente della commissione Bilancio Pietrino Fois, il coordinatore del partito Michele Cossa e gli altri consiglieri regionali hanno presentato la loro proposta questa mattina durante una conferenza stampa in Consiglio regionale. “Chiediamo alla Giunta – dicono i consiglieri regionali del partito – di presentare subito un emendamento al Bilancio per modificare la cifra che attualmente compare alla voce accise, inserendo quanto – per effetto della lettera “d” dell’articolo 8 dello Statuto, lo Stato deve effettivamenteerogare alla Sardegna e non quanto in realtà trasferisce in regime di compartecipazione”.

Insomma, una via rapida e veloce c’è già. Bisogna solo applicare le norme. La lettera d) dell”articolo 8 dello Statuto dice espressamente che spettano alla Sardegna i nove decimi dell’imposta di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati, percetta nel territorio della Regione. Il comma finale dello stesso articolo, a scanso di equivoci, rafforzando il diritto sulle compartecipazioni che “nelle entrate spettanti alla Regione Sardegna sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maurate nell’ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori dal territorio della regione”.

E’ evidente quindi che la compartecipazione sull’imposta di fabbricazione, nella misura dei 9/10, riguarda tutto ciò che è fabbricato in Sardegna sia quella parte che viene “percetta” per effetto della immissione al consumo in Sardegna, pari appena a 500 milioni di euro, derivanti da circa il 15% della produzione SARAS e soprattutto quella che viene invece avviata fuori dal territorio della Sardegna e diretta in regime di sospensione tributaria ai sei depositi fiscali localizzati lungo le coste della penisola (vale a dire all’incirca un altro 45% per cento dell’intero prodotto SARAS, pari a circa 5 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi.

La Regione ha diritto ad avere la compartecipazione, su quell’ammontare e non a un terzo, come invece avviene inspiegabilmente oggi. In parole povere, sostengono i Riformatori, lo Stato deve erogare alla Sardegna – per espressa disposizione dell’articolo 8 – 1,5 miliardi anziché i 500 milioni, come è stato fatto sino a oggi.

“Per questo motivo – dicono i consiglieri regionali dei Riformatori sardi – dobbiamo riappropriarci di ciò che ci spetta. La Giunta emendi e inserisca la cifra in Bilancio. Denari che dovranno essere esclusivamente utilizzati per due finalità: dimezzare il costo del carburante e tagliare il costo del lavoro: due leve importanti per raggiungere lo stesso risultato, la ripresa economica”. I Riformatori ritengono anche che l’attuazione del comma 834 dell’articolo 1 della Legge 296 del 2006 , che stabilisce che anche in assenza del decreto legislativo che approvi le norme di attuazione riferite all’articolo 8 dello Statuto Speciale della Sardegna, il nuove regime delle compartecipazioni diventa transitoriamente precettivo e quindi blinda ulteriormente il diritto della Sardegna ad avere il giusto riconoscimento sulle accise .

La proposta, dunque ha l’obiettivo di abbattere sensibilmente i costi per il carburante e quelli energetici, scelta dettata dalla necessità di agire su tutti i settori economici, senza dover ricorrere ai tradizionali e complessi piani di intervento pubblico. Abbattendo i costi energetici delle famiglie e delle imprese si rendono immediatamente disponibili risorse per gli investimenti sia diretti, sia indotti. Tra le diverse politiche in grado di innescare un circolo virtuoso di sviluppo vi è quella delle esenzioni fiscali dei prodotti petroliferi. L’economia Sarda, tra le economie delle regioni italiane, è quella che mostra oggi le maggiori difficoltà anche a causa dell’obiettiva condizione di insularità e perifericità. La stessa identità culturale del Popolo Sardo costituisce il presupposto per la costruzione di una forte e decisiva negoziazione con lo Stato e le Istituzioni Europee per l’accrescimento economico e sociale. Conseguentemente devono essere concesse agevolazioni tariffarie-fiscali a favore dei cittadini residenti e delle imprese operanti nel territorio regionale sui prodotti petroliferi immessi al consumo nel territorio della Regione Sardegna.

9 Novembre 2013