Sassari, via alle riprese del film che racconta una comunità in cerca di riscatto

Sassari, il quartiere di san donato diventa un grande set cinematografico

Un quartiere che chiede attenzione e rispetto, che ostenta la propria dignità, che racconta con orgoglio la propria esperienza, fatta di convivenze, di multiculturalità, di disagi, di sogni e di speranze, di frustrazioni e di vite ai margini. Una risposta politica, nel senso più letterale e nobile del termine, a chi vuole pubblicizzare un’immagine diversa di questa isola felice in cui l’umore è alto e il senso della comunità aiuta ad affrontare piccole e grandi difficoltà, collettive e individuali. C’è tutto questo e molto di più nel film a episodi che da lunedì sarà girato nel quartiere e sarà dedicato ai suoi abitanti, ai suoi vicoli e ai suoi slarghi, alle sue mancanze e ai suoi simboli, a iniziare dall’istituto comprensivo che porta lo stesso nome del rione e che, dopo essersi fatta da anni testimone di nuove e innovative forme di accoglienza, integrazione e multiculturalità, punta sulla cultura come molla per stimolare e diffondere la creatività.

Le riprese e la realizzazione dei tre cortometraggi che trasformeranno San Donato in un grande set cinematografico sono una delle azioni previste da “Brutti, sporchi e cattivi?”, un progetto elaborato dalla scuola di San Donato con Nuovo Aguaplano, circolo di cultura cinematografica che fa capo ad Arci e da decenni anima il tessuto culturale cittadino, e il Dipartimento di Architettura di Alghero dell’Università di Sassari, impegnatissimo sul versante della diffusione della multiculturalità come occasione di rigenerazione sociale, culturale, economica e urbanistica.

All’iniziativa collabora anche TaMaLaCà, startup innovativa specializzata in processi di rigenerazione urbana, che a San Donato hanno radicato con successo uno dei progetti più riusciti, quello del “Fronte di liberazione dei Pizzinni Pizzoni”, inserito tra i sessanta casi esemplari presenti in Global Public Space Toolkit, il vademecum di buone pratiche per gli spazi pubblici realizzato da UN-Habitat, l’agenzia Onu per l’urbanizzazione sostenibile e il diritto di tutti a una casa dignitosa. Unico in Sardegna, “Brutti, sporchi e cattivi?” è finanziato dal Ministero dei beni e delle attività culturali e dal programma nazionale “Scuola: spazio aperto alla cultura”.

Nei giorni scorsi il progetto è entrato nel vivo con l’avvio della rassegna realizzata all’interno della scuola. Al momento è ospitata in uno spazio provvisorio, ma presto – grazie all’iniziativa in atto – l’istituto comprensivo avrà un vero e proprio spazio dedicato al cinema e alla sua fruizione. Sarà il segno più tangibile e duraturo, dal punto vista materiale ma anche sociale e culturale, di un processo che nel lungo periodo vuole contribuire alla “riabilitazione” dell’immagine di San Donato e che nell’immediato vuole garantire agli abitanti del quartiere la concreta possibilità di accedere a occasioni di fruizione e co-creazione di attività culturali e creative.

Il racconto di San Donato e delle storie ispirate al quartiere è stata affidata alle sensibilità di Sergio Scavio, Fabio Sanna e Bruno D’Elia, che si muoveranno su differenti registri stilistici e narrativi. Più meditativo il lavoro di Scavio, mentre il tono scelto da Sanna è quello della commedia. D’Elia si muoverà invece sui binari ai lui più consoni, quelli dell’animazione. A tenere uniti i tre lavori, il lavoro che i registi hanno fatto insieme allo sceneggiatore Pier Paolo Picciarelli. Col supporto di TaMaLaCà, nei mesi scorsi Picciarelli è stato a più riprese nel quartiere, ne ha annusato i profumi e gli umori, ne ha studiato i luoghi e i protagonisti, ne ha conosciuto la storia e il vissuto.

Dalle testimonianze, suggestioni e impressioni raccolte durante lo studio antropologico condotto a fine estate, Picciarelli ha estratto i soggetti su cui hanno lavorato i tre registi. Il sogno è che San Donato possa diventare un caso, cinematograficamente parlando, come è già capitato ad altri lavori fatti da Pier Paolo Picciarelli e dedicati alla narrazione di realtà di margine: tra i tanti, vale la pena di citare quello fatto a Tor Sapienza, Roma, che gli è valso il Nastro d’argento e i cui diritti sono stati acquistati dalla casa di produzione di Matteo Garrone con l’intenzione di realizzare un lungometraggio.

Non è un’ambizione artistica, ma sociale. La scuola, Aguaplano, Architettura e TaMaLaCà utilizzano il cinema per raccontare uno spazio in cui il conflitto sociale è comunque incombente, per mediare attraverso la cultura, e in particolare quella cinematografica, la negatività. Portandola sul set per esorcizzarla. Le tre storie sono di finzione, ma nascono dal racconto che il quartiere ha fatto di sé ai registi e allo sceneggiatore. Anche per questo motivo, dopo la sua realizzazione il film sarà proposto anche fuori dai circuiti regionali. E anche per questo sarà realizzato da una troupe di professionisti e con l’utilizzo di macchinari professionali di ultimissima generazione. Saranno supportati dai ragazzi di alcuni istituti cittadini attraverso il percorso di alternanza scuola/lavoro. Ma il quartiere sarà coinvolto: gran parte del cast tecnico e quasi tutti gli attori vivono a San Donato e ne sono la perfetta incarnazione.

 

13 Novembre 2017