Una considerazione su “Sa die de sa Sardigna”

L'opinione di Vittorio Guillot

Recentemente ha suscitato grande scalpore, direi scandalo, il fatto che il direttore generale delle Ferrovie dello Stato, Moretti, abbia minacciato di lasciare quell’incarico nel caso che gli venga ridotto lo stipendio , che ammonta ad oltre 800 .000 euro l’anno. Secondo me il problema non è Moretti, che, bene o male, ha diretto una azienda di 80.000 persone. Il problema è il nostro sistema che affida incarichi di ogni tipo e di grandi responsabilità, oltre che profumatamente pagati, a individui scelti non in base alle loro capacità professionali, alla loro preparazione ,ai loro titoli , in altre parole , ai loro meriti, ma in base al fatto che questi individui si siano accodati a questo o quel partito. Se guardiamo i loro Curricula vediamo che, nella maggior parte dei casi, si tratta di individui che in tutta la loro vita hanno saputo fare solo da porta borse , da reggi coda e da raccoglitori di voti per questo o quel potente di turno, dall’assessorucolo del più sperduto paesino di montagna al consigliere regionale, al deputato, al ministro.

Mi guardo intorno, qui in Sardegna, e vedo una infinità di managers (parola grossa), dirigenti, presidenti, primari etc., dalle A.S.L alle Autorità Portuali, alle amministrazioni comunali e regionali, ai quali tali incarichi sono stati affidati in modo assolutamente scriteriato o, meglio, seguendo un criterio che niente ha a che fare con l’efficienza del servizio o dell’ente che sono stati chiamati a dirigere. Se guardiamo bene, la questione non riguarda solo i dirigenti, ma anche una vasta pletora di impiegati e dipendenti dei vari enti, magari assunti come avventizi e precari, ma poi “stabilizzati”, cioè messi li o con concorsi fatti su misura o, addirittura , senza concorsi, in nome del così detto “Spoil system”. Con questo termine inglese, oggi molto alla moda, si nasconde, in verità, una realtà molto vecchia, che rimanda non solo al clientelismo della prima repubblica, ma addirittura al feudalesimo.

Tutta questa gente, di cui non occorre fare nomi e cognomi perché, per riconoscerla basta guardarsi attorno e leggere i giornali locali, che a volte è in possesso del solo titolo di studio della terza media, è stata messa li, profumatissimamente pagata, a dirigere enti per i quali la legge, sia pure con espressione volutamente molto generica e, quindi, interpretabile “ad usum delfini”, ma direi meglio “ad usum squali” (scusate il mio pedestre latino) , prevede che si debbano possedere “comprovate conoscenze professionali nel settore”! Quale è la qualità del servizio che costoro possono offrire a ciascuno di noi e alla società che li paga? Cosa rendono, costoro, al popolo che li paga? Badate bene che non ce l’ho con qualche partito politico in particolare perché questo andazzo non riguarda solo un partito o uno schieramento, ma coinvolge sia la così detta destra che la così detta sinistra. E’ un cattivo andazzo generale, purtroppo!

In conclusione, non basta scandalizzarsi per i lauti compensi di Moretti e degli altri come lui e più pagati di lui, bisogna incavolarsi con tutto questo sistema, che è parassitario, partitocratico, clientelare, ben poco democratico e per niente rispettoso degli interessi collettivi! Sento e leggo che , in questi giorni, all’interno dei partiti e delle coalizioni che, nelle prossime elezioni, si contenderanno la sedia del sindaco e quelle di consiglieri comunali di Alghero , c’è un gran fermento che, in alcuni casi, rasenta la rissa. Benissimo, niente da obiettare: questa è la democrazia. O meglio, qualcosa da obiettare ce l’ho: è che, fino ad oggi, e, cioè, ad un mese dalle elezioni, nessuno ancora parla dei problemi che attanagliano questa città , dei programmi per risolverli e con quale “squadra” risolverli. Mi chiedo anche se qualcuno di questi partiti e personaggi che si accalcano sulla scena politica si pone il problema di una salutare riforma della burocrazia comunale e se se la sente di impegnarsi di fronte agli elettori di assumere, quando necessario, nei vari uffici, enti e società comunali o partecipate , impiegati, tecnici, dirigenti e presidenti solo ed esclusivamente in base a concorsi pubblici fondati su titoli , capacità e meriti e non in base a raccomandazioni.

Si dirà che la situazione di Alghero rispecchia quella sarda e nazionale . E’ vero, ma ciò può giustificare l’inerzia del politicume locale? Comunque, allargando il discorso, penso che questa crisi, che non è solo economica ma, soprattutto, morale e istituzionale, potrebbe avere un effetto benefico se desse una scossa verso un radicale cambiamento del nostro sistema di vita, e ci porti a sviluppare un maggiore senso civico e un maggiore interesse per il pubblico interesse. Se ciò avverrà, faremo tutti un grande passo in avanti, verso una Italia migliore e più giusta. Se , invece continueremo con questo andazzo, la decadenza, che morde sempre di più, avrà il sopravvento . In una società decadente , che offre sempre meno opportunità di impiego, che ci starebbero a fare le migliori menti e le migliori energie? Non è logico che i migliori cervelli fuggano verso paesi che li valorizzino in modo adeguato?

Ciò succede già. Sapete, infatti, quanti sono gli italiani, per lo più giovani, che sono emigrati nella sola Londra? Sono 500.000. Quanti sono quelli che si sono traferiti in Australia? 180.000. Quanti sono quelli che hanno trovato lavoro in Nord America , nel resto d’Europa e del mondo? Molto spesso sono giovani che partono dopo aver fatto gli studi in Italia, a carico nostro. Il più delle volte si tratta di ottimi elementi, non agganciati a nessun carro politico, e che sono costretti ad emigrare perché il nostro sistema li emargina, favorendo i raccomandati! Qui, se continua questo andazzo, resteremo noi anziani, sempre più bisognosi di attenzioni e di cure. Saremo noi a chiamare badanti, infermieri, assistenti, operai che arriveranno, e già cominciano ad arrivare, da paesi lontani, straripanti di vita e di vitalità. Dietro a loro arriveranno i loro familiari e qui genereranno i loro figli. In poche parole, per il principio dei vasi comunicanti, avverrà che lo spazio lasciato vuoto dai nostri giovani verrà colmato dai nuovi venuti.

Così sorgerà un nuovo popolo al quale quello vecchio trasmetterà una parte delle sue esperienze e della sua cultura . Ma scomparirà il vecchio popolo, quello che ancora oggi si illude di essere più progredito e culturalmente superiore agli altri. Del resto nella storia non sono già scomparsi tanti popoli ? Chi erano i Sumeri, i Caldei, gli Ittiti, gli Etruschi, i Celti, gli Incas o i Maya? Mi chiedo, a questo punto: a che serve, allora, agitarsi per la difesa delle nostre tradizioni, della nostra cultura, della nostra lingua se non sapremo rinnovare questo sistema putrescente ? A che serve spendere dei quattrini pubblici per simili iniziative o per celebrare retoricamente e vanamente la giornata della nostra identità e del nostro riscatto, ”Su Die de Sardigna”, appunto, se non sapremo rinnovarci profondamente nella nostra mentalità e nel nostro sistema di vita in modo da affrontare in modo adeguato i problemi della nostra esistenza? Non sarebbe meglio, piuttosto, risparmiare quei soldi e accantonarli per celebrare un bel funerale collettivo?

Vittorio Guillot, 11 Aprile 2014