Tumore del pancreas, a Sassari esperienza trentennale

Sono 140 gli interventi realizzati dal 2009 al 2016 e già 8 quelli da inizio 2018.

È considerato uno dei tumori più aggressivi oltreché, nella maggior parte dei casi, letale: il tumore del pancreas colpisce ogni anno in Italia circa 13 mila persone e negli ultimi 30 anni ha più che raddoppiato l’incidenza. A Sassari i pazienti vengono operati per questa patologia già dalla fine degli anni Ottanta e, negli ultimi otto anni, sono 140 gli interventi realizzati, otto da inizio 2018. Trent’anni fa questo tumore aveva un’incidenza di circa 9 persone su 100mila oggi, invece, di 21 su 100mila. La Sardegna non si discosta dalla media nazionale e, anche nell’isola, a essere colpita maggiormente è la popolazione di età compresa tra i 60 e gli 80 anni. Ma si registrano casi anche tra i più giovani. «Abbiamo registrato un’anticipazione dell’insorgenza della patologia e, per questo motivo, di recente abbiamo chiesto al centro epidemiologico di Sassari un approfondimento su questa casistica». A parlare è Alberto Porcu, docente di Chirurgia alla Facoltà di Medicina di Sassari e responsabile dell’unità operativa complessa di Chirurgia dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari. Classe 1955, si è laureato e specializzato all’Ateneo turritano. Nel suo studio, al quarto piano del palazzo Clemente, i quadri variopinti dei cavalli, che corrono a tutta velocità nel giorno dell’Ardia di San Costantino, tradiscono la sua origine sedilese. Ma a Sassari vive e lavora da oltre trent’anni e, a memoria sua, «è da quando sono arrivato in Clinica che trattiamo i tumori pancreatici».

I numeri. «Dai dati del Pne, il programma nazionali esiti predisposto da Agenas, negli ultimi otto anni, dal 2009 al 2016, sono 140 i casi trattati dalla nostra unità operativa. Dall’inizio dell’anno abbiamo già operato otto pazienti, tre sono in lista d’attesa e, a breve, potranno essere operati», afferma il chirurgo. L’obiettivo è incrementare il numero degli interventi. Per questo l’Aou di Sassari punta a investire e aumentare il numero dei pazienti presi in carico. Con i lavori del nuovo ospedale e, ancora prima, con l’arrivo dei nuovi anestesisti sarà possibile venire incontro alle esigenze del territorio, ridurre le liste d’attesa, la mobilità passiva e le spese per la sanità regionale, oltreché ridurre il disagio delle famiglie che devono intraprendere viaggi fuori dall’Isola. Sempre dai dati Pne si evince che nel 2016 su 59 pazienti sardi che hanno subito un intervento per tumore del pancreas, il 54,2 per cento (32) sono stati operati in Sardegna e la quota maggiore di questi, cioè 15 (pari al 25,4 per cento), a Sassari; il 45,8 per cento (27), invece, sono stati operati nella penisola. Ad ammalarsi, in prevalenza, sono più uomini che donne e la sopravvivenza dopo l’operazione varia a seconda dello stadio al quale il tumore viene diagnosticato e, dove possibile, operato. La difficoltà sta proprio nella diagnosi e, per questo motivo, il tumore al pancreas è stato soprannominato anche “killer silenzioso”.

L’intervento. «Se diagnosticato per tempo – aggiunge Alberto Porcu – con le tecniche chirurgiche che abbiamo acquisito, e che in questi trent’anni sono migliorate notevolmente, il paziente ha buone prospettive di vita. È chiaro, però, che più difficoltoso è l’intervento, a seconda della posizione in cui il tumore è localizzato nel pancreas, maggiori sono i rischi. Che aumentano anche in caso di età avanzata del paziente. Osservando la nostra casisitica – prosegue – il 13 per cento dei pazienti operati sono ultraottantenni e hanno potuto affrontare l’intervento perché in ottime condizioni generali, con gli stessi risultati di quelli più giovani. Quel che conta è l’età bilogica e non quella anagrafica». L’intervento prevede l’asportazione del duodeno, della colecisti, della testa del pancreas quindi di un tratto dell’intestino tenue. Dopo la fase demolitiva inizia quella ricostruttiva, con il collegamento dei vari organi tramite l’intestino tenue. I tempi di ricovero post operatorio variano tra i 10 e i 15 giorni e nel periodo di convalescenza si attiva un monitoraggio continuo, mirato a diagnosticare preocemente eventuali complicanze. L’attività interventistica vede una stretta collaborazione tra chirurghi e oncologi. Il paziente, infatti, prima dell’operazione può essere sottoposto a terapia chemioterapica neoadiuvante, per ridurre la massa del tumore; quindi a terapia adiuvante dopo l’intervento, per ridurre il rischio che la malattia si ripresenti.

Prevenzione. Al momento, dicono gli esperti, il tumore del pancreas è la quarta causa di morte ma «considerato il suo aumento, e il fatto che la malattia resta per lungo tempo asintomatica, a breve potrebbe essere anche la seconda causa di morte», commenta lo specialista. Per questa patologia non c’è solo una questione di familiarità, «tra i fattori che possono favorire la malattia si possono citare uno stile di vita non corretto, un’alimentazione non adeguata e il fumo», continua Alberto Porcu. Ecco allora che la prevenzione, a esempio una dieta equilibrata, rappresenta la migliore strategia per combattere la malattia.

Gli altri interventi. Nella clinica di Chirurgia diretta da Alberto Porcu vengono trattate anche altre patologie. «Negli ultimi quattro anni – conclude il direttore della struttura complessa del Palazzo Clemente – abbiamo realizzato 175 interventi di resezione epatica, per tumori primitivi e secondari, e 15 resezioni epatiche per carcinoma della colecisti, con una mortalità del 2,63 per cento. Un risultato che fa del nostro centro il primo in Sardegna con minore mortalità ed equiparabile ai migliori centri internazionali». Vengono effettuati, inoltre, interventi per neoplasie delle vie biliari e tra questi i tumori di Klatskin, oltre 30 quelli già trattati Inoltre, nel 2017 sono stati 220 gli interventi per tumore della mammella, ai quali si aggiungono interventi per tumori del colon retto e dello stomaco quindi tumori surrenalici, della tiroide e del polmone.

26 Marzo 2018