Tagli a stipendi dei medici della Continuità Assistenziale: proteste

Nota del Comitato Medici di Continuità Assistenziale Nord Sardegna

Il Comitato Regionale per la Medicina Generale nella seduta del 23 novembre 2017 ha deliberato la sospensione del pagamento di due indennità orarie per tutti i medici della Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) sarda. Le indennità sospese fanno riferimento all’Accordo Integrativo Regionale della Regione Sardegna del 2010 e all’Accordo Ponte per la Medicina Generale del 2013. Nello specifico i punti che sono stati messi in discussione sono i seguenti:

1) utilizzo di strumenti di comunicazione informatica messi a disposizione dall’Azienda nell’ambito dei progetti di prenotazione delle prestazioni e contenimento delle liste d’attesa, dei progetti di condivisione e strutturazione delle informazioni sanitarie (AIR 2010);

2) attivazione del medico da parte della centrale operativa del 118 e/o impegno dello stesso a bordo dei mezzi di soccorso per garantire il trasferimento protetto degli assistiti che necessitano di ricovero (AIR 2010);

3) maggiore impegno assistenziale profuso nei mesi tra Novembre e Aprile dovuto alla maggiore morbilità per le patologie epidemiche e non (AIR 2010);

4) obbligo della trasmissione telematica dei dati delle ricette al Ministero dell’Economia e delle Finanze e delle certificazioni di malattia all’INPS per il tramite del Sistema TS (AIR 2013).

Tali indennità, legate unicamente alla disponibilità dei medici a compiere le suddette attività, sono state unilateralmente convertite in “rimborsi”, retribuibili solo in caso di effettiva attuazione di almeno una delle prestazioni citate nell’arco del mese solare di riferimento.

È importante precisare che l’ATS a distanza di sette anni si trova in una situazione di oggettiva inadempienza, non avendo fornito, a gran parte delle sedi di Continuità Assistenziale, i supporti elettronici e la connessione internet necessari per mettere in pratica il primo e il quarto punto degli accordi. Nonostante ciò alcuni medici di Continuità Assistenziale nel corso degli anni hanno, a loro spese, adempiuto a tali attività utilizzando computer portatili o tablet personali nell’ottica di ridurre al minimo i disagi per gli utenti del servizio sanitario. Si aggiunge a questo che Regione e ATS sono inadempienti su altri punti del succitato accordo del 2010, quali la fornitura di dotazioni di sicurezza nelle sedi di Continuità Assistenziale, la formazione e il rapporto ottimale tra medici e pazienti.

La modifica dello status quo si pone in netto contrasto con lo spirito dell’accordo siglato nel 2010, il quale mirava al raggiungimento di una completa integrazione dei servizi sanitari in Sardegna, volta ad evitare il sovraffollamento nei Pronto Soccorso ed un uso consapevole delle medicalizzate del 118. Le conseguenze della revisione delle indennità vanno a colpire proprio coloro che quotidianamente si impegnano per evitare il sovraccarico del servizio di emergenza-urgenza, già sofferente per ragioni legate al bacino d’utenza e alla carenza di personale. Allo stato attuale i medici di Continuità Assistenziale vengono “invitati” ad evitare l’assunzione di responsabilità, legata al trattamento domiciliare dell’utente ed indirettamente incentivati a contattare almeno una volta al mese la centrale del 118 e contestualmente accompagnare i pazienti in ambulanza per poter ottenere un riconoscimento economico che in caso contrario non verrebbe corrisposto.

Si va così a colpire, da parte di una giunta regionale di centro-sinistra, una classe di lavoratori la cui attività si svolge in turni festivi e notturni, spesso in zone disagiate, lontano da strutture sanitarie, con pazienti nella maggior parte dei casi anziani con patologie croniche multiple e talvolta allettati. La regione batte cassa colpendo una categoria che già si trova tra le meno remunerate in Italia, colleghi di pari ruolo ricevono stipendi ben più elevati in altre regioni italiane.

Il risultato del taglio delle indennità si traduce in un impoverimento significativo, con buste paga più magre anche di 300-400 euro mensili a cui si aggiunge lo spauracchio della richiesta del pregresso, mettendo in dubbio le condizioni sottoscritte negli accordi. I medici di Continuità Assistenziale forniscono un servizio di indubbia utilità sociale e il decurtamento del riconoscimento economico messo in atto non contribuisce certamente al miglioramento di un servizio indispensabile per preservare la salute dei cittadini.

Per queste ragioni chiediamo con forza che la Regione e l’ATS ritornino sui propri passi, ripristinando le indennità previste dagli accordi regionali e provvedano alla restituzione della somma sottratta dalla mensilità di ottobre.

Se la nostra voce resterà inascoltata ci riserviamo di rivendicare i nostri diritti attraverso l’organizzazione di manifestazioni di protesta ed eventualmente adire le vie legali per tutelare quello che consideriamo un diritto, avere uno stipendio dignitoso.

Comitato Medici di Continuità Assistenziale Nord Sardegna

19 Dicembre 2017