«Con il sì scorie nucleari in Sardegna»

L'opinione di Mauro Pili, deputato sardo di Unidos

Con la clausola di supremazia nazionale prevista dalla riforma costituzionale il Governo è pronto a realizzare in Sardegna il deposito delle scorie nucleari. Il silenzio su questo scellerato progetto è il preludio al blitz che si sta preparando a Roma se dovesse malauguratamente essere approvata questa nefasta riforma. E’ tutto pronto, comprese le imprese che stanno già operando segretamente al progetto del sito nucleare da ubicare nella piana di Ottana. Il piano vede impegnata in prima linea la stessa Invitalia,  braccio del ministero dello sviluppo economico che ha di fatto preso in carico l’individuazione delle aree nella piana di Ottona necessarie alla realizzazione del deposito unico. Una strategia insediativa che si fonda su due presupposti: povertà sociale e inquinamento ambientale. Un piano demenziale che ha l’avallo dello sciame sismico che ha attraversato e sta attraversando il centro Italia. Su quel presupposto il governo attende di poter applicare la clausola di supremazia nazionale contenuta all’art.117 comma 4 che qualora dovesse essere approvata entrerà in vigore immediatamente anche per la Sardegna. L’unico obiettivo di questa pseudo riforma è quello di far decidere tutto a Roma, a partire dal deposito delle scorie nucleari. La clausola di supremazia nazionale introdotta nelle modifiche costituzionali è un vero e proprio cavallo di troia per annientare lo statuto speciale e mettere le mani sulla Sardegna. Pensare che lo Stato possa con un decreto far passare sulla testa dei sardi qualsiasi nefandezza, a partire dal deposito delle scorie nucleari, è un vero e proprio attentato alla specialità dell’isola.

Se l’attuale costituzione è una gabbia per l’autodeterminazione del popolo sardo con queste modifiche si toglie alla Sardegna qualsiasi via di scampo. La cosiddetta “clausola di supremazia nazionale” introdotta all’articolo 117, comma quarto, prevede un vero e proprio agguato alla Sardegna e allo Statuto speciale. Lo Stato potrà imporre ai Sardi quel che vuole! Una norma che consentirà al governo di invocare l’interesse nazionale e realizzare di tutto e di più, dal deposito delle scorie nucleari all’ulteriore appesantimento delle servitù militari, passando per rigassificatori costieri e pozzi petroliferi. Tutto questo non può essere accettato. Per questo il voto sardo è chiaro: chi vota Sì consentirà al governo di portare le scorie nucleari in Sardegna, chi vota No glielo impedirà.

Ci sono ragioni profonde e dirimenti che impongono ad ogni sardo di respingere questo attacco alla specialità della Sardegna. E’ falso che le regioni speciali non vengono intaccate da questa riforma. A palazzo Chigi  si è studiato per mesi come bypassare le prerogative statutarie delle regioni speciali. Il vulnus più delicato di queste modifiche sono dei veri e propri virus che vengono introdotti nel rapporto Stato Regione attraverso dei veri e propri « vasi comunicanti fra i vecchi statuti e la nuova Costituzione». Gli statuti attualmente vigenti delle cinque regioni ad autonomia speciale contengono riferimenti all’interesse nazionale, ma tale richiamo non c’era più in Costituzione dal 2001 al 2015. Questo ha impedito che i vasi comunicanti parlassero, cioè che la giurisprudenza costituzionale sul Titolo V per le regioni ordinarie dicesse qualcosa anche sugli istituti e sui termini degli stessi. Ora succede che l’interesse nazionale, scomparso nel 2011, ricompare all’articolo 117, comma quarto. Un cavallo di troia, un ponte levatoio per aggredire le regioni speciali. Questo è il vaso comunicante che annienterà la specialità. Un agguato studiato a tavolino, che va respinto senza se e senza ma dentro le urne. In gioco non ci sono pseudo riforme costituzionali. In gioco c’è la libertà del Popolo Sardo di decidere il proprio futuro. Non solo questa riforma nega l’autodeterminazione dei popoli, ma cancella anche le più elementari regole di libertà. Votare No significa dire No alle imposizioni di Stato, a partire dal nefasto piano di realizzare in Sardegna il deposito delle scorie nucleari. Un No di libertà per difendere la Sardegna e il Popolo Sardo.

A questo si aggiunge il silenzio assordante del governo sulla nostra denuncia. Imprese di Stato che fanno carotaggi e analisi geologiche, cessioni e acquisti sospetti di terreni e immobili. Società del ministero dello sviluppo economico che millantano bonifiche ma non hanno stanziato un solo euro. Ottana è al centro dei grandi movimenti del sottobosco nucleare che da tempo punta al grande affare del deposito unico di scorie nucleari. Nessuna smentita dal ministero dello sviluppo economico dopo la denuncia in parlamento. E’ sintomatico del fatto che la fuga di notizie ha colto di sorpresa che stava lavorando in modo subdolo e silenzioso all’operazione. Si tratta di un piano congegnato con la desertificazione ulteriore della piana di Ottana, l’acquisizione di terreni da parte di società statali, l’avvio di progettazioni sottotraccia e poi il grande lancio per la reindustrializzazione in chiave nucleare. Del resto il ministero dello sviluppo economico ha scelto di operare su fronti apparentemente sottotraccia, a partire dalla partire dalle bonifiche. Non esiste nessuno stanziamento serio e concreto per Ottana e tantomeno sono state individuate le responsabilità oggettive e soggettive del disastro ambientale, sotterraneo e non solo. Eppure, nonostante la norma che chi inquina paga, il governo ha dato un mandato subdolo e criptato alla sua controllata Invitalia. Ma nel contempo non gli ha affidato risorse e tantomeno il compito di intervenire concretamente sulle bonifiche. L’appalto di cui sono state affidate le risorse, quasi 200.000 euro prevede indagini per la determinazione delle caratteristiche chimiche, fisiche e geotecniche dei terreni e delle acque di falda (80 sondaggi di cui 15 attrezzati a piezometro), e in una seconda fase indagini per la determinazione dei parametri utili, in una seconda fase, all’implementazione di una eventuale analisi di rischio sito-specifica (2° livello). A che titolo tutto questo sta avvenendo? Non è un caso che Invitalia sia una delle tre società del Ministero dello Sviluppo economico che lavora fianco a fianco con la SOGIN e con GSE.

Non è un caso che il percorso scelto sia quello di un fondo senza fondi per la reindustrializzazione dell’area di Ottana finalizzato all’acquisizione di un compendio immobiliare di proprietà del Consorzio ASI e la realizzazione di interventi di sicurezza ambientale, antincendio e di infrastrutturazione generale. Si tratta di un combinato disposto che sta lavorando sottotraccia e che sta facendo convergere elementi di analisi e progetti verso la Sogin, incaricata di realizzare il deposito di scorie nucleari. A tutto questo si aggiunge che imprese della vendor list di Sogin, 10/12 imprese massimo, che rientrano tra quelle titolate per realizzare determinate opere, stanno lavorando da meno di due mesi a stadi di progettazione del deposito unico di scorie nucleari nella piana di Ottana. E’ un incarico informale, simile a quello che veniva assegnato in occasione del G8 o di opere secretate. Un mandato sulla fiducia: cominciate a preparare i progetti, che faremo un appalto integrato, ovvero progettazione e realizzazione delle opere. Siccome il governo e Sogin non si vogliono esporre su troppi fronti, per il momento non diranno quale sarà il sito, non lo hanno fatto prima del referendum, ma solo dopo con gran parte delle scelte fatte sottobanco e preconfezionate. In questa logica si inquadra l’incarico ad un’impresa romana, ma a questa ne sarebbero collegate altre di rilievo nazionale, che sta lavorando al piano di insediamento dell’opera sull’area della Sardegna centrale. Un’impresa con diramazioni e sedi anche in Sardegna che ha acquisito dati ed elementi sufficienti per predisporre un piano tecnico, urbanistico e di massima per la realizzazione del deposito delle scorie nucleari. Si tratta di una convergenza di elementi che portano ad un’azione studiata a tavolino tra le società del ministero dello sviluppo economico e raccordate tra di loro. Tutto questo sta avvenendo con un piano di dismissione totale di Ottana. Questo progetto nefasto va fermato immediatamente. A partire da un No forte e chiaro a questa riforma costituzionale che finirà per imporre scorie nucleari e imposizioni di ogni genere. Non c’è nessuna possibilità che progetti così nefasti possano trovare spazio in questa terra già abbondantemente violentata.

Mauro Pili, 2 Dicembre 2016