A proposito di Porti e Aeroporti della Sardegna

L'opinione di Viitorio Guillot

E’ di pochi giorni fa la discussione sulla istituzione di una unica “Autorità Aeroportuale della Sardegna”. Preciso di non essere particolarmente addentro a questo genere di problematiche né a quelle portuali, di cui non mi occupo da molto tempo. Di conseguenza posso esprimere solo delle opinioni di carattere generale.  Certamente una unica Autorità, sia aeroportuale che portuale, rischia di essere dominata dagli interessi dell’aeroporto o del porto più forte e più rappresentato in seno agli Organi direttivi.  D’altra parte occorre pure un coordinamento che armonizzi il sistema dei trasporti della nostra Isola.

Personalmente sono contrario alla concorrenza tra porti o aeroporti   perché si tratta di strutture pubbliche, finanziate con pubblici denari e, pertanto, la concorrenza, che porta qualcuno a vincere e qualcun altro a soccombere, arrecherebbe sempre dei danni per il pubblico erario e per le tasche del solito Pantalone. Si verificherebbe, in altre parole, che l’ente pubblico, non importa se si tratta dello Stato o della Regione, farebbe la concorrenza a se stesso. Sono, invece, favorevole alla concorrenza che le imprese e le agenzie dovrebbero effettuare nell’ambito di porti o aeroporti, sia pure nell’ambito delle regole e finalità generali, stabilite dalla pubblica Autorità. E’ ovvio, comunque, che il sistema dei trasporti deve essere connesso alle esigenze di movimentazione di persone e merci di un determinato territorio.  I cittadini, infatti, hanno bisogno di raggiungere località lontane per i più vari motivi e così pure le merci hanno necessità di essere importate od esportate da luoghi molto distanti.

I porti e gli aeroporti, quindi, devono essere al servizio di un certo interland, intendendo con questa espressione quel territorio e quelle popolazioni che per disposizione geografica gravitano attorno ad essi.  Devono, cioè, consentire gli spostamenti di persone e cose senza far gravare su di esse disagi e costi insopportabilmente superiori a quelli sostenuti da altre parti. Nel nostro caso, ad esempio, sarebbe micidiale favorire i porti o gli aeroporti di Cagliari ed Olbia a scapito del porto di Porto Torres o dello scalo aereo di Alghero. Per evitare una simile iattura i nostri porti ed aeroporti hanno necessità di agire in autonomia.

Aggiungo che la loro gestione non deve essere abbandonata in mano ai politicanti che, per interessi clientelari e per favoritismi elettoralistici e spendaccioni, sono capacissimi di mandare in malora tutto ciò che capita nelle loro mani e, perché no, di venderci a qualche potentato più o meno forestiero. Devono, piuttosto, essere amministrati e gestiti dalle categorie sociali ed imprenditoriali della agricoltura, dell’industria, del turismo , del commercio, della pesca  e di ogni altro settore dell’economia. Queste categorie, perciò, devono sapere cosa vogliono fare, come intendono programmare e sviluppare le loro attività, di cosa hanno bisogno. Conseguentemente, devono decidere quali porti ed aeroporti utilizzare e quali servizi occorrano.

Per queste ragioni le categorie sociali devono avere una voce determinante in seno alle Autorità portuali e aeroportuali. Queste Autorità, a loro volta, dovrebbero godere della autonomia finanziaria, magari anche impositiva, che consenta ad esse di reperire nell’ambito dello stesso territorio le somme necessarie al loro funzionamento ed alla realizzazione e manutenzioni delle attrezzature e strutture pubbliche, con la ovvia eccezione delle grandi opere di base, che possono essere attuate solo dallo Stato o dalla Regione. Si potrebbe usare come esempio il sistema raffigurato dalla legge 84/94.   In tal modo verrebbero direttamente responsabilizzate le categorie economiche e le popolazioni e, si spera, si eviterebbero gli sprechi   dannosi a cui ci hanno abituati le gestioni ‘politiche’ e parassitarie dei beni pubblici. Ho scritto all’inizio che ritengo controproducente la concorrenza tra porti ed aeroporti ma che ciascuno di essi deve avere la sua autonomia. La armonizzazione tra queste due esigenze, solo apparentemente contrapposte, deve essere raggiunta anche per evitare spese per realizzare inutili ‘doppioni’ di opere che verrebbero inevitabilmente sotto utilizzate.

Per conseguire questo obbiettivo è indispensabile un Piano Regionale dei trasporti, ed è scandaloso che un’isola come la Sardegna ancora non lo abbia. Nella approvazione di tale Piano deve essere   fondamentale la voce delle Autorità portuali e aeroportuali, meglio se associate in una sorta di Confederazione.  Tra l’altro teniamo presente che l’interland, o territorio servito da porti ed aeroporti, non è delimitato da confini insormontabili. Infatti per i rapporti commerciali con particolari aree geografiche può essere comunque utile far capo ad altri scali. Nel nostro caso, anche il  Nord ovest della Sardegna     può trovare più conveniente  utilizzare     il porto di Olbia, e non Porto Torres, per gli scambi con l’Italia centrale. Il problema, allora, si sposta sulla efficienza del trasporto su rotaia e su gomma e, quindi,   con la modernizzazione della rete stradale   e ferroviaria. Tutto ciò conferma la necessità di una unica ‘cabina di regia’ che diriga l’intero sistema dei trasoprti ma che salvi le autonomie.  Vittorio Guillot

6 Gennaio 2018