Perchè i social media sul lavoro vanno regolamentati

I social media creano una dipendenza molto forte, che spinge ad aggiornare sempre il proprio profilo, leggere quello che fanno gli altri, commentare, cliccare su “Mi Piace”...

Beppe Severgnini sul Corriere.it parla dell’uso dei social media sul lavoro (in particolare per i dipendenti) e si esprime dicendo più o meno che regolamentarli non serve: si lascino usare senza problemi, saranno gli stessi lavoratori a trovare il giusto equilibrio.

Anche io prima la pensavo come lui. “Lasciamo usare i social, le persone sapranno regolarsi”. Ma non è tutto così semplice. Ci sono cose che diventano molto difficili da gestire. I social media sono una di queste. Paragonarli a una “droga” non è del tutto sbagliato.

I social media creano una dipendenza molto forte, che spinge ad aggiornare sempre il proprio profilo, leggere quello che fanno gli altri, commentare, cliccare su “Mi Piace”. Alla fine, semplicemente non resisti. Mostrarsi e avere curiosità è una caratteristica della natura umana. E diventa quasi qualcosa di patologico.

Tutto questo, sul posto di lavoro, non è positivo. Poi, dipende dal tuo lavoro. Se sei un PR, giornalista, social media manager, talent scout… Bè, stare sui social è necessario.

Ma se lavori nel settore amministrazione, o sei un commercialista, architetto, avvocato, operaio, infermiere… Probabilmente stare spesso sui social si trasformerà in un danno per la tua produttività. A questo punto, meglio regolamentare. Senza divieti o permessi eccessivi.

Ad esempio, si potrebbero usare i social durante delle pause, da decidere come “regolamento interno”. Sembra triste pensare alle “pause caffè” come “Pause Social Media”, ma è la realtà attuale. Ormai in ogni pensilina di un bus, sala d’attesa o fermata della metro, il 99% delle persone si chiude in se stesso, occhi fissi sul proprio smartphone. Non deve sorprendere che questo capiti anche nelle aziende.

Però, un direttore intelligente deve capire la situazione, e agire di conseguenza. Senza soluzioni drastiche, tipo “Vietare o permettere?”, ma trovando il giusto compromesso. I tempi cambiano, le esigenze delle persone pure.

Social o non social? Secondo me, meglio una regolamentazione, anche se morbida.

A proposito, i social media ci rendono asociali?

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Claudio Simbula, Blogger, pubblicista, bipede.
Scrivo per Wired, Iosperiamoche.it, AlgheroEco, Blogamarì.
Leggo parecchio e credo in un mondo più umano.
www.iosperiamoche.it

12 Dicembre 2014