Le cene elettorali di Ciu Pauricu e Angiara Maria

“Tesoro, - disse Pauricu ad Angiara Maria, un mese prima delle votazioni - in questo periodo ti porterò spesso fuori a cena: basta latte e biscotti tanto poi avremo tempo per smaltire”

Giuseppe Angioi

Già da diversi anni il nostro Pauricu aveva capito come funzionava il sistema, lui che nella sua lunga vita aveva conosciuto il Re, Mussolini, la DC con i i capi carismatici Moro e Andreotti, in seguito Craxi e per ultimo Berlusconi. Constatato ormai che la politica era diventata un ‘magna magna’ generale, Pauricu trovava il modo di farsi invitare alle cene, per poi dare il voto a chi lo faceva mangiare bene e divertire, riuscendo – bisogna rimarcarlo- ad azzeccare sempre il candidato vincente. Per la par condicio accettava l’invito a cena un giorno col Polo di Centrodestra e dopo 24 ore di digiuno e di riflessione navigava l’onda altrettanto allettante Centrosinistra. Tanti anni prima Pauricu diffidava di coloro che in campagna elettorale si dichiaravano al servizio del popolo, soprattutto perché il rapporto presto si capovolgeva: dopo le elezioni era il popolo ad essere al servizio degli eletti. . Poi però si smaliziò e capì che effettivamente era la gente che chiedeva favori, posti di lavoro che non competono, trasferimenti, finanziamenti a fondo perduto e altro. Allora Pauricu capì che in realtà non esistono politici disonesti ma gente che sa solo pretendere nel chiedere cose che per legge spettano ad altri per diritto, titoli e requisiti o per anzianità o per bisogno. Proprio costoro, per onestà o per decenza non chiedono o non vogliono chiedere perchè straricchi di dignità che non consente loro di elemosinare un diritto.

Allora Pauricu diventò pragmatico e decise di adeguarsi. La prima cena fu a metà maggio in una campagna. Circa 500 i compagni di mensa, bella gente variegata, molti giovani e anziani, coppie e singles. I due, elegantissimi, lei in chifon, (come al solito) lui, con la sportivissima tuta rossa firmata Ferrari, stringono 300 mani a testa a gente assai-nota. Poi si accomodano al fianco del candidato stordendolo di complimenti, chiamandolo onorevole ripetutamente e convincendolo che si vincerà alla grande. La cena è ottima e abbondante, i due, visibilmente ciucchi, accennano “avanti popolo” . E’ l’apoteosi. 300 bocche non aspettavano che quell’imput. La sala diventa una bolgia, tutti cantano meno che l’onorevole che, appisolato su una comoda poltrona, viene redarguito bonariamente da Ciu Pauricu che comunque rinnova apertamente la promessa del voto. “Stiamo facendo il trenino, mettiti davanti e guidaci”.

La festa dura sino all’alba, con Angiara e Pauricu felici e un pò alticci. Dopo un giorno di riposo e digiuno la 2° cena in un bel ristorante di periferia. Circa 500 i commensali. Identica la trafila di strette di mano, baci, abbracci, promesse e complimenti, sempre seduti al fianco del festeggiato. Cena ottima e vino buono: quando il tasso alcoolico arriva al Punto G, Pauriccu, guardando Angiara negli occhi bellissimi ma rimpiccioliti dall’alcool, intona a squarciagola “Faccetta nera”. In 500 rispondono ‘dell’Abissinia’, cantando e ballando ininterrottamente fino all’alba. Ad Angiara il compito di riuscire a riportare a casa Pauricu, oltremodo alticcio, non prima di aver tentato di fare la pipì sulla portiera di una fiammante Bmw. E così di seguito fino alla chiusura della campagna elettorale che procede spedita tra una cena e l’altra, all’insegna del mangiare bene e del divertimento a volontà, con Pauricu sempre a pronto a suonare ‘Il Silenzio’ con la tromba e Angiara a canticchiare la ‘Carica dei 101’.

Giuseppe Angioi, 6 Giugno 2014