I grifoni torneranno a volare nei cieli della Sardegna

L'opinione di Carmelo Spada, Delegato Wwf per la Sardegna

Nel 1984, venni destinato dal Wwf Italia, in Sardegna per svolgere il servizio civile e prioritariamente mi occupai, insieme ai volontari, del progetto per realizzare il nuovo carnaio per i grifoni di Punta Cristallo di Alghero. Il Wwf internazionale, grazie al lavoro propedeutico di Tony Torre e Antonio Farris allora rappresentanti dell’associazione in Sardegna, aveva finanziato, con 4 milioni di vecchie lire, il progetto ritenuto prioritario per salvare dall’estinzione una delle ultime colonie italiane del gyps fulvus. I carnai sono dei recinti in cui vengono depositati animale morti che consentono agli avvoltoi di nutrirsi in assenza di cibo reperibile in natura. Ma la storia del salvataggio dall’estinzione della colonia di grifoni di Alghero inizia almeno 10 anni prima, nel 1974. I documenti d’archivio del Wwf raccontano di giovani naturalisti-pionieri che per alimentare i grifoni di Punta Cristallo trasportano sulle spalle, per sentieri impervi e selvaggi, carcasse di animali morti. E’ intorno a questa specie animale a rischio di estinzione che in Sardegna, all’inizio degli anni Settanta del Novecento, avvenne la nascita del movimento ambientalista nell’isola.

Oltre ai naturalisti indigeni, un grande protagonista, nel progetto Grifone (e non solo) in Sardegna è stato il compianto Helmar Shenk, il “tedesco” innamorato dell’isola e della sua natura. Negli anni Ottanta i progetti proseguirono con la LIPU e la Regione Sardegna che sostenne i progetti di reintroduzione con alterne fortune a causa dei bocconi avvelenati. Tantissimi bocconi avvelenati su tutto il territorio regionale causarono il decesso di centinaia di volpi, con gravissime conseguenze sulla consistenza delle colonie di grifoni nidificanti nel territorio di Alghero e Bosa. Una tremenda catena di morte: i grifoni, vittime inconsapevoli, si cibavano delle carogne avvelenate rimanendone vittime essi stessi. Si pensi che nel 1998 la colonia di Alghero e Bosa venne dimezzata passando da circa 120 a 60 esemplari.

E a punta Cristallo restavano poche coppie nidificanti nonostante tutti gli sforzi delle istituzioni e dei volontari delle associazioni ambientaliste. Gli sforzi delle istituzioni, con in prima fila il Corpo Forestale della Sardegna e dei volontari furono enormi ma drammatica era la situazione nella colonia di Punta Cristallo: le coppie nidificanti si ridussero drasticamente. Nel 2000 ci fu una sola nascita. Ieri come oggi, il periodo della riproduzione e dello svezzamento dei pulli è molto delicato per il successo riproduttivo della specie. Ogni anno può succedere che i giovani grifoni ai primi voli, dopo essersi lanciati dai nidi a quota 327 metri sul livello del mare, inesperti nel volo non riescano a trovare le correnti ascensionali per riprendere quota ed, inesorabilmente, finire in mare o su qualche scoglio. Sarebbero destinati a morte certa, se non venissero recuperati con tempestività.

In quegli anni, ambientalisti come Francesco Guillot della LIPU (attuale coordinatore regionale dell’associazione) e chi scrive questa nota, spesso con un barchino “battevamo” il mare fuori Capo Caccia alla ricerca e recupero dei giovani grifoni finiti in mare.  Negli anni tanti giovani grifoni sono stati soccorsi in mare da dipartisti e forze di controllo, curati nel centro di recupero della fauna selvatica di Bonassai e poi reintrodotti nel loro habitat naturale. Oggi, molte cose sono cambiate e, al tempo stesso, molti aspetti sono rimasti gli stessi: dal seme delle attività dei pionieri degli anni Settanta si può individuare un filo continuo con il progetto pluriennale LIFE “Life under griffon wings” (Vita sotto le ali del grifone) redatto dalle istituzione regionali e finanziato dall’UE. I grifoni nei prossimi giorni torneranno a volare numerosi nei cieli della Sardegna. Buon volo.

Carmelo Spada, 9 Aprile 2018