«I disabili abbandonati tra magheggi e Cagliaricentrismo. La Regione è la vera “non vedente”»

Ermelinda Delogu, dirigente del Dipartimento sociale di Italia Attiva Sardegna denuncia anomalie nei concorsi dell’assessorato al Lavoro e dell’Aspal e chiede l’immediato intervento della Giunta Pigliaru.

«Ci sono evidenti anomalie nei recenti concorsi regionali riservati ai diversamente abili e, se la Regione non interviene, è lei la vera “non vedente”». La denuncia arriva da Ermelinda Delogu, dirigente regionale del Dipartimento sociale di Italia Attiva Sardegna, che sollecita la giunta guidata da Francesco Pigliaru verso una politica più inclusiva nei confronti dei disabili nel mondo del lavoro e chiede l’immediata verifica su quanto stia accadendo all’interno dell’Aspal in merito alla copertura dei posti per la quota disabili.

«Dopo tre anni di farse e false azioni – commenta Delogu, da sempre impegnata nelle lotte dell’elettorato non udente – la Regione Sardegna tramite il direttore generale dell’ASPAL, Massimo Temussi e il nuovo assessore al Personale, Filippo Spanu, in poco tempo ha dato avvio a due concorsi in apparente applicazione della legge 68/99. Ci sarebbe da fargli un plauso se non fosse che, dopo una breve analisi, in particolare nel primo spiccano forti incongruenze nell’applicazione delle disposizioni che la stessa legge prevede».

Il bando Aspal riserva ai diversamente abili una precisa percentuale di quota da calcolarsi sulla pianta organica. Lo stupore, a detta della dirigente Ias sta nel fatto che al suo interno si trovi una ulteriore quota riservata ai disabili già presenti in agenzia. «Siamo di fronte a personalismi interpretativi del direttore sulla legge 68, che non prevede o concede tali situazioni», afferma Delogu.

Altro fatto sorprendente per la battagliera esponente del partito di area liberale, è dato dalla determina del febbraio 2017: «Qui i 46 posti previsti diventano prima 44, perché secondo il direttore due spettano di diritto ai tirocinanti assunti a luglio. Un particolare anche in questo caso non previsto dalla 68. Poi i posti si riducono drasticamente fino a venticinque, con la giustificazione che l’assunzione dei circa trecento precari ex Csl ed ex Cesil, abbia già incluso le coperture quota disabili». In poche parole i posti disponibili sarebbero stati «divorati da un sistema simile al gioco delle tre carte, sottraendo possibilità a chi risulta fuori da questo circuito privilegiato. Cercheremo di capire se tutto risulta in regola».

«FISH Sardegna, una delle più importanti associazioni di disabili rappresentata da Alfio Desogus, – prosegue Delogu –  ha contestato pubblicamente il concorso Aspal, che ha definito discriminatorio e in pieno contrasto con le leggi nazionali ed europee, mentre nessuno dei bandi ha oltretutto goduto del supporto delle associazioni di categoria nella stesura delle linee guida».

La dirigente del partito guidato da Tore Piana sposta quindi il tiro sul concorso dell’assessorato al Personale, a suo dire “la dimostrazione provata anche ai più scettici” della politica vorace del Cagliaricentrismo: «In questo secondo contesto i posti messi a disposizione dal bando risultano in totale 35, di cui uno a Olbia-Tempio, uno a Oristano, “addirittura” tre a Sassari e ben trenta riservati a Cagliari.C’è davvero un accanimento nel voler concentrare tutto su Cagliari e infatti lì si trovano le sedi Aspal, Area, Agris, Laore, Enas, Arpas, Agenzia Forestas, Sardegna Ricerche e ora anche la neo Area Portuale».

Nel sottolineare che i disabili siano una risorsa e non un peso, Ermelinda Delogu chiede l’immediata attivazione di veri concorsi e di una vera politica inclusiva con l’avvio di progetti e azioni mirati all’inserimento lavorativo per le migliaia di disabili laureati, diplomati, qualificati che, malgrado riconosciuti collocabili, «restano da troppi anni in attesa di un riscatto sociale che le istituzioni hanno l’obbligo di garantire».

Delogu sollecita inoltre il governo regionale all’avvio di corsi rivolti esclusivamente allo studio del linguaggio LIS, al fine di «formare interpreti che aiutino e sostengano i non udenti, permettendo di coinvolgere una parte dell’elettorato altrimenti assente dalle decisioni politiche. Finora si parla solo di assistenzialismo, con circa 280 euro al mese solo per chi supera il 75 per cento di invalidità riconosciuto, restando ai margini della società in attesa che arrivi una nuova campagna elettorale portandosi appresso le solite promesse regolarmente disattese» – conclude.

5 Maggio 2017