Chiusure obbligatorie per i negozi, in città si accende il dibattito

Prosegue l'iter per l'approvazione della nuova norma che impone l'obbligo di chiusura nelle 12 festività più importanti dell'anno in tutti i comuni del territorio italiano, ma intanto è già battaglia tra piccoli commercianti e centri commerciali.

Durante il cammino, non ce ne siamo accorti, ma lentamente, nel corso degli ultimi decenni e seppur in ritardo rispetto ad altre zone d’Italia, anche ad Alghero lo stile di vita delle famiglie è radicalmente cambiato. La ricerca e la conquista di un maggior benessere, ha aumentato il fabbisogno di denaro necessario a mantenerlo. Da qui, l’esigenza sempre più forte, all’interno della coppia moderna, di lavorare entrambi. Mentre prima la donna era spesso casalinga ed aveva il tempo di andare a fare la spesa anche tutti i giorni, nella realtà di oggi, questo è diventato più difficile; ed ecco l’affermarsi di usanze fino a poco prima sconosciute, come quella di effettuare gli acquisti familiari, o anche personali, nelle giornate festive o Domenicali.

Pur compiendo, quindi, notevoli e importanti progressi sotto tanti aspetti, ed in particolare, e per fortuna, sotto quello dell’emancipazione femminile, anno dopo anno, abbiamo implicitamente accettato, che queste giornate si mutassero in ciò che non erano mai state prima: un giorno come tanti altri. Con la piacevole aggiunta, semmai, ma solo per i più piccoli, che non si va a scuola e ci si può alzare un po’ più tardi. E chissà, se i promotori di questo disegno di legge, nella stesura del testo, avranno trovato ispirazione in tali pensieri o se invece, hanno solamente inteso tutelare i piccoli commercianti, dallo strapotere della grande distribuzione e dei centri commerciali in genere.

Ma vediamo di capire meglio cosa sta succedendo, poiché in realtà, non è ancora legge, ma già da subito, ha cominciato a far discutere. Come sempre, d’altronde, quando sono in ballo un bel po’ di soldi. Approvata un anno fa dalla Camera dei Deputati, ha iniziato pochi giorni fa il secondo atto del suo cammino parlamentare al Senato, minacciando, di fatto, la fine della liberalizzazione introdotta in precedenza dal governo Monti. A tutt’oggi, infatti, un negozio può rimanere aperto quando e quanto vuole, per tutti i giorni dell’anno, senza alcun limite legato al territorio o ai prodotti venduti. Così come accade in tanti altri posti o nell’ambito del commercio online.

I nuovi vincoli, per di più, se approvati definitivamente, riguarderebbero anche Alghero, poiché validi per tutti i comuni; pertanto anche quelli a vocazione turistica. In base al provvedimento in esame, i commercianti dovrebbero quindi chiudere, almeno nelle dodici festività più importanti dell’anno. Le giornate individuate, al momento, sono: Capodanno, Epifania, 25 aprile, Pasqua, Pasquetta, primo maggio, 2 giugno, 15 agosto, primo novembre, 8 dicembre, Natale e Santo Stefano. Soltanto bar e ristoranti non avrebbero limiti, ma si consentirebbe al primo cittadino, di poter stabilire una diversa regolazione delle aperture, selezionando aree specifiche. Per esempio per le zone destinate alla movida, con ordinanze che avrebbero valenza di tre mesi. Queste, in estrema sintesi, le modifiche in arrivo con la nuova normativa.

E pur considerato, che è stata inserita la possibilità di chiedere deroga fino a sei di queste giornate, è facile capire, come mai i centri commerciali, siano subito saliti sulle barricate. «Sono i giorni a più alto fatturato di tutto l’anno» ci dichiara preoccupato Roberto, responsabile di un noto Ipermercato. Ugualmente facile, allora, comprendere come mai, anche gran parte dei consumatori si sia schierato dalla parte dei centri commerciali. Sul fronte opposto, invece, e anche loro sul piede di guerra, si vanno organizzando i piccoli commercianti che, sostenuti dalle comunità cattoliche, in quei giorni, vorrebbero essere liberi di godersi la famiglia. «Ho lavorato per 13 anni nella grande distribuzione e ne sono scappata – ci racconta Simona – per un motivo o per l’altro, eravamo sempre sottopersonale e dovevamo lavorare senza mai poter decidere di stare a casa una Domenica con la nostra famiglia. Anzi – aggiunge con rammarico – spesso, all’ultimo momento, ci vedevamo togliere anche l’unico giorno libero della settimana per “esigenze aziendali”… »

La grande distribuzione, tuttavia, ribatte e porta avanti le sue ragioni, bollando il provvedimento come sbagliato ed agitando lo spauracchio dei licenziamenti. «Costringerà, le grandi aziende del settore, a mandar via i lavoratori part­time assunti per la circostanza. ­ sostengono – E il tutto, con grave danno per l’occupazione» Insomma, una vera e propria guerra di posizione. E’ il gioco degli interessi contrapposti, dove ognuno, dal proprio punto di vista, è convinto di essere nel giusto. C’è chi sostiene le ragioni dell’economia e della finanza e chi, invece quelle semplici dell’uomo. Quelle con cui molti di noi, almeno i più grandi, sono cresciuti.

Nei miei ricordi d’infanzia, infatti, riguardo la Domenica o i giorni festivi più importanti, affiora un ricordo completamente diverso, rispetto alla realtà odierna. Ho un ricordo di festa, di giorno speciale. Un giorno in cui si facevano cose speciali. Ci si vestiva in modo speciale; si mangiava in modo speciale; si andava a visitare qualche persona speciale. Tutto, era davvero speciale. In un atmosfera che aveva un qualcosa di incantato, di sospeso. Si, era come se la vita ordinaria, per un giorno, rimanesse a mezz’aria. I negozi erano chiusi, il traffico era poco. Si poteva uscire a piedi, forse per andare alla Messa Domenicale, o col papà a comprare il giornale, i ravioli freschi e le paste. Ricordo che le volevo portare sempre io. Racchiuse in quel pacchetto di carta, colorato di rosa antico, col fiocchetto giallo tutto arricciato e dentro, quel tesoro di bontà.

Lo tenevo sulle braccia, con gli avambracci in avanti, come un trofeo di caccia. Ero fiero ed orgoglioso, di portare quel pacchetto, mentre il mio papà incontrava gli amici e li salutava. Si fermava ad abbracciare tantissime persone e io stavo lì di fianco a lui, buono buono, con il mio trofeo tra le braccia. Non vedevo l’ora di arrivare a casa del nonno, per mostrargliele. Lui era golosissimo e, appena arrivavamo, cercava di scoprire che tipo di paste avessimo preso. La nonna lo sgridava e io ridevo; oh, come ridevo… Era tutto un gioco, lo sapevo, lo facevano per me: piccolo uomo. Si, perchè è esistito un tempo, in cui la Domenica era per l’uomo e non viceversa. Stiamo a vedere, cosa ci riserverà il futuro.

Antonello Bombagi, 8 Ottobre 2015