Catalano di Alghero, Tedde: “meglio investire risorse che partecipare a eventi effimeri”

L’ex sindaco di Alghero Marco Tedde commenta la partecipazione dell'amministrazione algherese al convegno dedicato ai “Catalani di Alghero"

“A che serve partecipare a Roma ad eventi sul Catalano di Alghero se l’amministrazione non riesce a spendere le risorse per la tutela della lingua?” Così l’ex sindaco di Alghero Marco Tedde commenta la partecipazione dell’amministrazione algherese ad un convegno dedicato ai “Catalani di Alghero”. “Da qualche anno il catalano di Alghero è stato abbandonato dall’amministrazione. Il Comune non utilizza 163 mila euro di risorse destinate dalla Regione negli anni precedenti a finanziamento di progetti a tutela della lingua e della cultura algherese”.

“Dal 2014 –denuncia Tedde- non si parla più di sportello linguistico, attivo fino al 2013, nonostante vi sia il relativo finanziamento.  E’ stato nascosto in un cassetto il piano strategico di politiche linguistiche approvato nel 2011, che prevede importanti azioni di tutela e rivitalizzazione della lingua algherese nella scuola, nello sport, nella famiglia, nella pubblica amministrazione e nel mondo giovanile. E in un altro cassetto è stato chiuso il progetto di insegnamento del catalano di Alghero nelle scuole cittadine “Joan Palomba”, nato per iniziativa dell’Òmnium Cultural de l’Alguer assieme al progetto “La Costura” per l’insegnamento nella scuola dell’infanzia, anch’ esso relegato nell’oblio.”

L’ex sindaco di Alghero ricorda che l’inchiesta linguistica sullo stato dell’algherese, promossa dalla Generalitat de Catalunya, ha accertato che una cospicua  percentuale di algheresi vorrebbe conoscere e utilizzare la propria lingua e ne apprezzerebbe l’introduzione nelle scuole. “Occorre invertire questa triste deriva –sottolinea Tedde- che rischia di annichilire in via definitiva la lingua e la cultura algherese. Alghero non può rischiare di vedere cancellata una parte importante della propria storia e di perdere la colonna portante del suo corredo identitario e l’humus in cui affondano le sue radici.  Ma occorre farlo non solo partecipando ad eventi che danno una giornata di effimera notorietà e un titolo sulla stampa. Piuttosto, attuando azioni e progetti programmati da anni e investendo le risorse dedicate” –chiude Tedde.

25 Ottobre 2017