Calabona, l’accusa ambientalista: “Il Tar tiene accese le ruspe”

Il Gruppo d'Intervento Giuridico torna all'attacco

Si riaccendono le polemiche sulla costruzione di una palazzina a Calabona, con gli ambientalisti che tornano alla carica. Nello specifico Simone Deliperi (Gruppo d’Intervento Giuridico), che in un post sul sito dell’associazione ripercorre quanto avvenuto negli ultimi mesi.

“L’area rientra in zona urbanistica “B 3” del piano regolatore generale (P.R.G.) e un edificio è già stato realizzato, nel silenzio generale, in forza di provvedimento unico SUAP n. 712 del 23 gennaio 2017. Il secondo edificio, invece, ha causato vivacissime polemiche in sede locale, tanto da portare a un’annunciata sospensione dell’efficacia del provvedimento unico SUAP n. 985 del 15 novembre 2017, che autorizzava il secondo complesso di appartamenti. In realtà, però, il titolo abilitativo per il secondo edificio non poteva esser rilasciato, perché in assenza di autorizzazione paesaggistica, come ricordato dalla nota Servizio regionale Tutela del Paesaggio e Vigilanza edilizia di Sassari n. 45904 del 27 novembre 2017” spiega Deliperi.

“Il Servizio regionale Tutela del Paesaggio e Vigilanza Edilizia di Sassari ha, quindi, chiesto al Comune di Alghero l’adozione di un provvedimento di annullamento in via di autotutela del provvedimento di conclusione della conferenza di servizi che ha autorizzato la realizzazione del palazzone sul mare (nota prot. n. 50099 del 22 dicembre 2017). In qualche modo il Comune di Alghero ha tentato di metterci una pezza, sospendendo l’efficacia del provvedimento (nota SUAPE n. 86869 del 28 dicembre 2017) e convocando una nuova conferenza di servizi per riesaminare il progetto per il prossimo 20 febbraio 2018 (nota SUAPE prot. n. 86659 del 28 dicembre 2017), ma – com’era prevedibile – la Società immobiliare si è rivolta ai Giudici amministrativi”.

“Il T.A.R. Sardegna, con decreto presidenziale, Sez. II, 15 gennaio 2018, n. 16/2018, ha però sospeso l’efficacia del provvedimento del Comune di Alghero che aveva provvisoriamente fermato il cantiere edilizio sul mare, perché “l’interesse pubblico, sotteso alla richiesta di cui alla nota 27.11.2017 del Servizio Tutela del paesaggio della Regione Sardegna, è del tutto vago non essendo indicati nell’atto dell’Ufficio tutela quali siano gli specifici interessi paesaggistici che verrebbero lesi dall’attività edilizia assentita”. In realtà, l’interesse pubblico è dato dalla legge, tant’è che l’assenza di autorizzazione paesaggistica (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) in presenza di lavori in area tutelata con vincolo ambientale costituisce un reato (art. 181 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.)”.

“Quindi – prosegue Deliperi – a giudizio del T.A.R., è stata “ritenuta la sussistenza dell’estrema gravità del danno che deriva alla parte ricorrente dal mantenimento dell’efficacia del provvedimento impugnato … fino alla decisione del Collegio” e non è stato necessario attendere nemmeno la prevista camera di consiglio del successivo 31 gennaio (poi rinviata ad altra data). Le ruspe possono continuare i “lavori di demolizione del fabbricato e realizzazione delle opere propedeutiche all’inizio dei lavori di costruzione del primo piano fuori terra”, così da mettere tutti davanti al fatto compiuto”.

Secondo quanto riportato sempre dal Gruppo d’Intervento Giuridico “per Calabona il futuro di cemento non sembra finire qui. Infatti, anche la Calabona s.r.l., titolare dell’omonimo albergo, ha chiesto lo scorso 9 agosto 2017 il titolo abilitativo per la realizzazione di un “fabbricato residenziale”, sempre a Calabona, in zona urbanistica “B 3”. Si è svolta la relativa conferenza di servizi tra il 21 e il 31 ottobre 2017, ma non se ne conosce l’esito. Lì, in zona urbanistica “B 3”, a pochi passi dal mare, possono esser realizzati palazzoni alti fino a 21 metri.  Lo afferma il vecchio P.R.G. algherese, finora mai adeguato al piano paesaggistico regionale (P.P.R.) a più di undici anni dalla sua entrata in vigore (2006)”.

2 Febbraio 2018