Alghero e la tassa di “Soggiorno Futuro”

Una storia da cani in un piccolo Paradiso. Turisti che pagano, servizi che non arrivano e quella tassa che assume il sapore di una beffa...

Anni fa, avevo un cane: un bellissimo cocker spaniel a pelo fulvo. Si chiamava Paco e lo ricordo ancora, come se fosse ieri. Con le sue orecchie lunghe e penzolanti ed il muso sempre appiccicato a terra. Il suo istinto di cercatore, lo spingeva a seguire in continuazione ogni piccola traccia di odore. Annusava qualsiasi cosa, mentre le lunghe orecchie ramazzavano per terra tutto quello che incontravano. Compreso i forasacchi, purtroppo.

Fu proprio, una di queste piccole spighette a raggiungere il suo timpano, causandogli un’infezione che gli costò la perdita dell’udito, prima, e della vita, pochi anni dopo. Vecchio e sordo da un orecchio, mentre attraversava la strada per venirmi incontro, finì la sua esistenza sotto le ruote di un auto che non aveva sentito arrivare. Non prima, però, di essersi rialzato per provare a raggiungermi comunque; ciondolante e confuso. Corsi io, verso di lui e lo presi in braccio per portarlo in clinica, ma non ne ebbi il tempo. Guardandomi con i suoi occhioni dolci e languidi, sembrò chiedermi scusa; poi, un attimo dopo, sospirò lungamente e si abbandonò a me per sempre.

Decisi allora di fargli un regalo e lo portai per l’ultima volta all’Arca di Noè. Un luogo che per lui, non era una semplice riserva faunistica, ma doveva essere, invece, qualcosa di molto simile al Paradiso. A quei tempi, ci andavamo spesso e lui si scialava. Entravamo di nascosto, come bracconieri, passando da una stradina laterale dove c’era una recinzione con un grosso buco coperto dalle frasche. E una volta entrati, ci passavamo delle ore. Entrambi a caccia di qualcosa. Da fotografare, io, armato della mia reflex; da annusare, lui, col suo fiuto speciale. Lo seppellii là, al riparo di un grande pino.

Qualche settimana fa ci sono ritornato. Questa volta, in modo ufficiale; registrandomi all’ingresso ed ottenendo il Pass. Mi pareva di vederlo ancora, mentre saltellando si perdeva dentro la boscaglia. In quel silenzio così musicale; in quella pace che solo la natura sa offrirti. Correva, sbuffava, annusava e solo lui sa che cosa seguiva. Se gli odori forti dei cinghiali e degli asinelli, o di qualche uccello stanziale. Un tripudio di profumi, di colori, di sensazioni, che si mescolavano in una meravigliosa sinfonia; un vero Paradiso. Tanto bello che sarei stato disposto persino a pagare per potermene assicurare un solo pezzettino.

Ed in effetti, oggi, per i non residenti ad Alghero, che vogliano visitare la riserva, c’è l’obbligo di pagare un biglietto d’ingresso. Non per godere della natura, che si può fare gratis in qualsiasi altro posto, ma semplicemente perché c’è qualcuno che lavora per stampare le mappe, tracciare i sentieri, metterli in sicurezza; qualcun altro che tiene pulito, si prende cura delle piante e degli animali, arrivando a sfamarli se ce n’è bisogno; e così via. Lo trovo corretto. A fronte di un servizio, d’altronde, fa sempre piacere pagare il giusto corrispettivo. E più è ben dato, più è alta la soddisfazione nel riceverlo, pur pagandone un prezzo.

Paradossale, sarebbe il contrario: pagare una tassa d’ingresso, per non avere alcun servizio in cambio. E magari, in aggiunta, sentirsi dire «Grazie, ed arrivederci alla prossima volta! Con i soldi che stiamo incassando, prepareremo delle cose fantastiche, ma… per il prossimo futuro» Ve lo immaginate al cinema? O ad uno spettacolo? Magari al circo? Eppure succede. Succede ad Alghero, dove, senza avere nulla in cambio nell’immediato, i turisti pagano comunque la tassa di soggiorno. Tranquillizzati, però, dal sindaco Bruno che ha promesso per l’anno prossimo una città più decorosa e con molti servizi. In fondo, per l’amministrazione è un bel business: si spende zero e si incassa un milione. E con le nuove tariffe… forse due. La prima tassa di “soggiorno futuro”. Mah! Storie da cani….

Antonello Bombagi, 23 Novembre 2015