Alghero e la miniera nascosta

Una città che lascia partire i propri giovani; un popolo di anziani che avanza; nessun futuro all'orizzonte. Ma non sempre ciò che appare irreversibile, lo è per davvero.

Mio nonno amava venire ad Alghero e non solo perché ci poteva vedere il mare. Rimasto solo, negli ultimi anni di vita, a turno, era ospite gradito dei suoi tre figli; residenti in località diverse, anche se vicine. Da ciascuno di loro, andava volentieri, ma ricordo bene che quando veniva da noi era sempre un pizzico più contento. Non perché fossimo più bravi e simpatici; più semplicemente, perché, al contrario di altrove, poteva fare lunghe e bellissime passeggiate. Era malato di enfisema polmonare, da quando aveva lavorato a Massaua, in Eritrea, e aveva il fiato corto. Ad Alghero, invece, trovava una cittadina pianeggiante; dove poteva camminare adagio e a lungo, senza affannarsi troppo; sedersi su una panchina in faccia al mare, quando era stanco; godere del sole tiepido in inverno; leggere il giornale, respirare aria buona e fresca e ritornare a casa, dove mamma preparava sempre qualcosa di buono e speciale, in esclusiva per lui.

Lui, ora, non c’è più, ma le strade di Alghero, continuano ad essere popolate da persone anziane; in misura sempre maggiore. Alcuni, si riuniscono in capannelli lungo le strade più assolate, o in prossimità del porto; altri, si mostrano, silenziosi e malinconici, accompagnati dalla badante. Ma questi, sono solo i più fortunati. Molti altri, infatti, rimangono soli nelle case ormai vuote o parcheggiati negli ospizi; senza più affetti e continuità con il futuro. Come Martino, novantuno anni, vedovo e con un unico figlio che lavora a Tunisi. Come Carmelina, che di anni ne ha solo ottantanove, ma in compenso ha cinque figli; tutti lontani. Due maschi: uno in Germania e uno in Canada; e tre femmine, una a Londra, una a Ferrara, e l’altra a Roma.

Triste destino, quello a cui andiamo incontro. In una città che non sa offrire nulla, ai più giovani; che li condanna ad andare via e a lasciarsi alle spalle un popolo di anziani. E se è fantastico che partano per loro libera scelta e desiderio, è terribile, invece, quando questo avviene per costrizione. Come per la maggior parte dei nostri: letteralmente scacciati, da un ambiente fortemente ostile nei loro confronti; fin dalla più tenera infanzia; anzi, da ancora prima. Da quando sono ancora soltanto un’idea o un sogno nella mente di molte giovani coppie; che, senza lavoro, senza casa, senza prospettive, preferiscono rinunziarvi.

Ogni realtà, tuttavia, pur triste che sia, ha sempre più di una faccia. Si tratta, a volte, di osservare le cose con disincanto e senza preconcetti; con apertura mentale e spirito costruttivo; facendo tesoro di ciò che si ha e senza rincorrere inutilmente quello che non si può avere. Ragionando in questo modo, spesso, si arriva a trasformare in virtù, ciò che prima ci appariva come un difetto. E diventa più facile, allora, capire che se gli anziani si trovano bene ad Alghero, non può essere una sciagura, ma piuttosto, un’ occasione preziosa. Una opportunità unica e irripetibile per allungare le stagioni turistiche a otto, nove, dieci mesi l’anno.

Milioni di pensionati del ricco Nord Europa, pagherebbero oro, per trascorrere qualche settimana nella nostra cittadina: in inverno; in primavera; in autunno. Vivono come lupi solitari, in città fredde e senza anima, ma quando si muovono, lo fanno soltanto in gruppo e hanno bisogno di tanta assistenza. Migrano alla ricerca continua di calore, umano e climatico; proprio ciò di cui noi disponiamo in abbondanza e che potremmo offrirgli, con una semplice programmazione di voli charter. Alghero, finalmente, potrebbe, dare impulso alla sua economia; facendo lavorare, oltre alle strutture ricettive, rimodernate, molti dei nostri ragazzi. Fisioterapisti, infermieri, massaggiatori; ma anche il personale di case di cura, centri di benessere e riposo; oltre a negozi, balere, agenzie di viaggio e servizi. Giovani che, messe via le valigie, servirebbero in modo professionale, questa clientela speciale. Una mole di lavoro enorme che si aggiungerebbe a quella spontanea dei mesi estivi; una comunità intera, che riprenderebbe a vivere; trasformandosi da “Città di anziani”, com’è adesso, a “Città PER gli anziani”. Con buona pace di Ryan Air e della Regione

Antonello Bombagi, 6 Febbraio 2016